Scontri in Kosovo: il punto della situazione

di Mirko Aufiero
5 Min.

Si rialza la tensione in Kosovo: scontri tra la popolazione serba e la polizia kosovara. Feriti 11 militari Nato italiani.

Ritorna alta la tensione nei Balcani quindici anni dopo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo. Ad essere al centro della nuova escalation ci sono le elezioni locali, tenutesi il 23 aprile in alcuni comuni a maggioranza serba, dove, a seguito di un boicottaggio delle elezioni da parte della popolazione serba, solo una piccola parte degli elettori ha votato.

L’esiguo numero di votanti, inferiore al 4 per cento, ha permesso di conquistare la carica di sindaco a quattro candidati albanesi nelle città a maggioranza serba di Zvecan, Zubin Potok, Leposavic e a Mitrovica Nord. I motivi del boicottaggio hanno una storia di lungo corso, da rintracciare nelle stensioni tra lo stato kosovaro e quello serbo, con quest’ultimo che non riconosce l’indipendenza del Kosovo.

Infatti, i serbi kosovari non hanno mai accettato l’indipendenza del Kosovo del 2008, e continuano a considerare Belgrado come la propria capitale. Si stima che questa minoranza sia costituita da circa 120mila persone, stanziate per lo più nel Nord del paese, contro i circa 1,8 milioni di albanesi etnici, i quali costiutiscono il gruppo etnico più diffuso nel paese (circa il 90% del totale).

Più nel dettaglio, in occasione delle elezioni di aprile, la popolazione serba non si era recata alle urne per protesta nei confronti del governo centrale kosovaro, alla quale veniva chiesta maggiore autonomia, come previsto da un accordo tra Serbia e Kosovo di marzo 2023 mediato dall’Ue.

La risposta kosovara e le critiche da occidente

kosovo

Nonostante le pressioni esercitate da diversi stati europei, il Kosovo ha risposto negativamente alle richieste serbe; ciò ha portato ad un’escalation delle tensioni, sfociate in scontri con la polizia in occasione dell’insediamento dei sindaci. Le forze dell’ordine kosovare sono infatti intervenute nei comuni interessati dalle elezioni per scortare i sindaci nei municipi, e si sono trovate a dover affrontare i dimostranti serbi che cercavano di impedire ai primi cittadini di entrarvi.

Ci sarebbero stati diversi colpi di arma da fuoco ed esplosioni, fattore che ha messo in allerta il presidente serbo Aleksandar Vucic, il quale ha mobilitato parte dell’esercito spostandolo verso il confine. Numerose sono state le critiche da diversi paesi occidentali nei confronti dell’azione delle forze dell’ordine kosovare e della reazione di Vucic, esplicitate in un comunicato congiunto di Germania, Francia, Italia, Stati Uniti e Regno Unito.

I militari Nato in Kosovo

Tensione alle stelle in Kosovo

Gli scontri in Kosovo hanno ottenuto grande copertura da parte dei media italiani anche per la presenza di soldati NATO italiani nella regione, di cui 11 sono rimasti feriti negli scontri. L’alleanza atlantica è infatti fortemente presente in Kosovo con la missione KFOR (Kosovo Force) dal 1999, a cui collaborano 27 paesi con circa 3.800 militari per garantire la sicurezza nel paese.

Lunedì, durante una manifestazione nella città di Zvecan, diversi soldati italiani e ungheresi sono rimasti feriti negli scontri, mentre cercavano di disperdere i circa 300 dimostranti serbi davanti al municipio. Il giorno seguente, al fine di garantire l’incolumità dei sindaci, i militari di KFOR hanno circondato i municipi di filo spinato e dispiegato mezzi della polizia davanti ad essi.

La proposta per fermare le proteste

Kosovo, cosa sta succedendo

Il premier kosovaro, Albin Kurti, a seguito delle pressioni da parte dell’Ue e degli Stati Uniti, ha esposto le sue condizioni per una de-escalation: nuove elezioni nel Nord del Kosovo in cambio della fine delle proteste davanti ai municipi.

Kurti ha inoltre giustificato l’intervento delle forze dell’ordine nonostante le critiche della comunità internazionale: «L’allontanamento della gentaglia violenta dagli edifici comunali e la piena applicazione dell’accordo di Bruxelles è la strada verso la de-escalation e verso nuove elezioni».

Dal canto serbo, il presidente Vucic ha dichiarato che il Kosovo dovrebbe ritirare sia i “presunti sindaci” sia le unità speciali di polizia che si trovano nel paese “illegalmente”.

Inoltre, per allentare la tensione, ha aggiunto: «La Serbia farà del suo meglio per smorzare la situazione, il che significa che cercheremo di convincere i serbi a progredire in modo calmo e pacifico».

Fonti: Ansa, Il Post, La Stampa, Euronews, Agi

Scritto da Mirko Aufiero


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