SATURDIE EP.32 – STORIA DI JACK LO SQUARTATORE

di Fabio Virzì
18 Min.

Londra, 1888.

Gli ultimi anni del diciannovesimo secolo vengono ricordati come un periodo fra i più floridi vissuti dall’uomo in ambito di progresso, tanto da meritarsi l’evocativa denominazione di “Seconda rivoluzione industriale”.

Culla dell’innovazione fu certamente l’arcipelago britannico, ai tempi territorio governato dalla regina Vittoria in quello che passò alla storia come l’impero più vasto mai conosciuto.

Il contesto storico

In grado di inglobare al suo interno più di 400 milioni di persone e territori lungo tutto il globo l’Impero britannico conobbe svariate ondate migratorie, interne e non, nel corso della cosiddetta “Victorian era”.

Terreno più fertile per l’accoglienza e lo sviluppo delle nuove comunità fu individuato nell’East End della capitale, Londra. L’area divenne infatti presto meta d’arrivo di diverse frange etniche, dai vicini irlandesi ai profughi ebrei in fuga dai pogrom sovietici.

Whitechapel

Il quartiere che più di tutti fu al centro di tale fenomeno sociale è certamente quello di Whitechapel. Ancora oggi esistente nella borgata di Tower Hamlets, deve il suo nome alla presenza di una piccola cappella dedicata alla vergine Maria.

Ed è proprio qui che la popolazione conobbe la sua massima espansione, fino a raggiungere un incremento di 80.000 unità nei dodici mesi del 1888.

Le condizioni economiche e sociali del posto erano però dissacranti, figlie di un sovraffollamento senza eguali che più di ogni altra cosa inasprì le tensioni fra i residenti.

Gli appartenenti alle classi più deboli erano costretti a dormire per strada o nelle pensioni, dividendo in due – o più – i singoli letti che le 233 lì presenti potevano offrire. Come se non bastasse, inoltre, era impossibile mantenere i propri figli: il 55% di essi moriva prima di compiere cinque anni.

L’unica forma di sostentamento in un luogo dove la legalità era un’utopia sembrava essere la prostituzione, praticata da più di 1200 donne all’interno dei 62 bordelli della zona.

SKyline di Londra, 1888
Skyline di Londra con particolari su Whitechapel, 1888

Gli omicidi

Mary Ann Nichols

Il pregiudizio negativo diffusosi nei confronti di Whitechapel culminò con la comparsa di un misterioso assassino seriale. Un assassino mai catturato.

Il 31 agosto 1888, alle 3:45 del mattino, il corpo di Mary Ann Nichols – di professione prostituta e di anni 43 – fu ritrovato nei pressi di Buck’s Row. Con la gola recisa, l’intestino fuori dal ventre e gli organi genitali bersaglio di numerosi fendenti, la donna apparve quasi decapitata.

A rinvenire il cadavere della Nichols un cocchiere, tale Charles Cross, che non esita a contattare gli investigatori di Scotland Yard; giunti sul posto, l’agente Neil e il medico legale Llewellyn convergono nel credere che il brutale gesto sia stato commesso solo pochi minuti prima del ritrovamento.

Quello che si pensò essere solamente un caso isolato – ma già di per sé sufficiente, vista l’efferatezza, a gettare nel panico l’intera comunità – divenne presto motivo della triste fama di Whitechapel.

Mary Ann Nichols
Mary Ann Nichols

Annie Chapman

Trascorsa soltanto una settimana, il folle colpì di nuovo.

A perdere la vita questa volta fu Annie Chapman (47), trovata senza vita sul retro del civico 29 di Hanbury Street alle 6:00 di mattina dell’8 settembre.

Il corpo versava in condizioni inimmaginabili: la gola era stata squarciata fino alla completa decapitazione, il busto era aperto e le interiora poggiate sulla spalla destra. Nessuna traccia di utero, vagina e vescica, sapientemente asportati da un buon conoscitore dell’anatomia.

Testimone degli ultimi atti precedenti il delitto fu Elizabeth Long, passante, che vide Chapman intenta a conversare con un uomo dai capelli bruni e con indosso un cappello alla Sherlock Holmes. Questi avrebbe posto alla vittima una domanda, alla cui risposta affermativa è seguita, poco dopo, la morte.

Il ritrovamento di un grembiule in cuoio nei giorni successivi all’omicidio portò all’iniziale arresto di John Pizer, artigiano ebreo la cui estraneità ai fatti fu provata in meno di 24 ore. Dopo di lui, il buio: la polizia non aveva alcuna pista da seguire.

Annie CHapman
Annie Chapman

Jack lo Squartatore

D’improvviso una lettera, recapitata alla Central News Agency della città e recante la data del 25 settembre, destò gli investigatori dopo due settimane di silenzio.

Destinata al direttore della compagnia di stampa londinese, “The Dear Boss Letter” è il nome attribuito alla missiva su spunto della sua intestazione. 

Quanto scritto al suo interno, seppur saturo di errori ortografici, risultò chiaro: l’uomo stava lanciando una sfida alle forze dell’ordine, avvertendole dei prossimi suoi efferati gesti.

Se controversa è l’attribuzione della paternità del messaggio, da molti ritenuto un falso nonostante l’anticipazione del modus operandi con il quale avrebbe agito nei confronti della quarta vittima, di natura certa è la firma sul fondo, in grado di scolpire nei secoli un nome fra i più oscuri.

Quello di Jack lo Squartatore.

Jack lo Squartatore
Rappresentazione pittorica di Jack lo Squartatore

Elizabeth Stride

Terza sventurata ad essersi imbattuta nella folle morsa dell’omicida fu Elizabeth Stride (44), prostituta svedese trovata senza vita la notte del 30 settembre.

Questa, osservata fino a pochi minuti prima in compagnia di un uomo da un testimone lì presente, venne uccisa da un singolo, ma profondo, taglio alla gola, senz’alcuna mutilazione distintiva propria dei precedenti delitti. Ciò, decreteranno gli inquirenti, a causa dell’immediato sopraggiungere di un cocchiere.

Il rischio corso da Jack lo Squartatore nel corso dell’ultimo martirio non sembrò però spaventarlo, anzi, tutt’altro. Pochi minuti più tardi fu rinvenuta la quarta vittima.

Elizabeth Stride
Elizabeth Stride

Catherine Eddowes

Il corpo di Catherine Eddowes (46), nata Conway, è di gran lunga quello sul quale più, al 30 di settembre del 1888, il feroce istinto del mostro ebbe sfogo.

Inutile avanzare ipotesi sulla presunta professione della donna, come le precedenti dedita a lavori di prostituzione con sole finalità di sopravvivenza. Quanto davvero c’è d’importante nel caso è, senza dubbio, l’efferatezza del crimine.

Quel che di Eddowes rimaneva era poco più che un’accozzaglia di materia organica: naso e due fra orecchie e occhi erano stati tagliati, e la stessa sorte toccò a fegato e reni; medesimo destino di quelli della Chapman attraversarono gli organi genitali, asportati e mai ritrovati.

A coronare il sanguinolento teatro dell’orrore un taglio a forma di “V” sfigurante l’intero volto, oramai irriconoscibile.

Sepolta presso il borgo londinese di Newham, sembra che la donna fosse ubriaca fino alle ultime ore precedenti il decesso.

Catherine Eddowes
Catherine Eddowes

Mary Jane Kelly

Quanto scritto in precedenza in merito alle condizioni del cadavere di Catherine Eddowes, sino all’ultimo giorno di quell’infausto settembre il peggiore in ordine delle manifestazioni di crudeltà mai ostentate da Jack, è nulla se parificato all’ultima vittima canonica dell’omicida di Whitechapel.

Mary Jane Kelly, di anni 25, fu l’unica fra le cinque a trovare la morte all’interno di un’abitazione. Palcoscenico del delitto divenne infatti il letto della sua camera.

Quanto alle 10:45 del 9 novembre fu scoperto da Thomas Bowyer, assistente del locatario per il quale era impegnato a riscuotere i canoni degli inquilini, ha del surreale

Degno dei migliori film splatter, lo scenario osservabile presso il numero 13 di Miller’s Court non era il frutto della penna di Raimi o del più crudo Scott. Soltanto l’espressione più degradata della perversa cattiveria umana.

Quel che rimaneva di Mary Jane era un volto squarciato per tutta la sua lunghezza, le cui orecchie amputate giacevano sull’attiguo comodino insieme a stomaco, seni e polmoni. I due intestini, anch’essi asportati, erano stati arrotolati attorno al busto, mentre i resti degli organi genitali si trovavano sul pavimento. Nessuna traccia del cuore.

Il massacro fu compiuto nell’inevitabile silenzio che un’invernale notte di periferia regalava giornalmente: solo un flebile lamento, udito intorno alle 4:00 del mattino dalla dirimpettaia Elizabeth Prather, venne emesso dalla morente Kelly.

Mary Jane Kelly
Pagina di giornale con ritratto di Mary Jane Kelly

Altri delitti?

Un possibile legame fra Jack lo Squartatore ed altri omicidi, verificatisi nel territorio di Whitechapel fino al 1891, venne ipotizzato dagli investigatori di Scotland Yard.

Tale tesi, giudicata poco veritiera sin dal momento della sua prima formulazione, aggiungerebbe al macabro taccuino dell’omicida la paternità di ulteriori sei vittime, portandone il totale ad undici.

Quanto divide ancor oggi il parere degli esperti nell’attribuzione, al killer seriale, dell’intera percentuale di omicidi dell’East End è in primis il modus operandi; questo appare comune nei cinque casi sopra menzionati, ma differente per tratti nei rimanenti sei. Risultano spesso assenti, per esempio, le mutilazioni addominali, sebbene la costante della ferita alla gola sia stata in ciascuno di essi la principale causa di morte.

Teorie sull’identità di Jack lo Squartatore

Centinaia di volumi di letteratura scientifica e non sono stati scritti nel corso di questi due secoli con l’obiettivo di chiarire l’identità del serial killer più misterioso della storia, e altrettante sono state le supposizioni nel determinare chi Jack fosse.

Primarie teorie suggerivano, data l’esperienza dimostrata nell’asportazione di organi, che dietro la maschera dell’assassino si celasse un medico, forse aristocratico, trasferitosi in tal luogo di sventura alla ricerca di terreno fertile per compiere i crimini.

Tali suggestioni conversero nelle figure di Montague John Druitt e Seweryn Kłosowski, rispettivamente figlio di un affermato dottore il primo e apprendista di un chirurgo il secondo; non estranei, dunque, al mondo dell’anatomia.

Il primo morì suicida in concomitanza con la fine del “trimestre di sangue” di Jack lo Squartatore, ma le labili prove a suo carico date da confidenze di conoscenti non vennero mai giudicate valevoli di approfondimento.

Kłosowski invece, di origine polacca, si macchiò dell’omicidio di tre donne negli anni successivi ai cinque omicidi di Whitechapel, ma nessuno di essi avvenne tramite squartamento né ai danni di prostitute. Le sue vittime furono infatti avvelenate tramite somministrazione di antimonio, e nessuno dei restanti dettagli dei casi in oggetto sembrò suggerire agli investigatori possibili analogie.

Sospettati degli omicidi seriali
Sospettati degli omicidi di Jack lo Squartatore

Aaron Kosminski

Degna di nota è però la figura di Aaron Kosminski, ebreo, anch’egli di origine polacca. L’uomo, un barbiere operante nel quartiere, possedeva nella propria bottega rasoi le cui lame risultarono comparabili a quelle usate nelle cinque esecuzioni, e rinomate in loco erano le sue precarie condizioni mentali.

Kosminski soffriva infatti di schizofrenia, e sembrava covare profondo odio nei confronti del genere femminile. Le sue tendenze omicide non sono però mai state verificate e, al contrario, molteplici referti psichiatrici sembrano descriverlo come “incoerente ma tranquillo”.

Diffusa fra gli studiosi del caso è la teoria che il barbiere possa aver scritto di suo pugno l’ultima lettera di Jack lo Squartatore. 

Questa, la più inquietante delle tre e recante la celebre intestazione “From hell”, contiene macabri dettagli successivi all’omicidio di Catherine Eddowes, fra i quali alcuni riferimenti a pratiche di cannibalismo consumate con parte del rene asportato dalla vittima. Una seconda sezione di questo venne invece recapitata alla Commissione di vigilanza proprio insieme al messaggio.

Rafforzante l’ipotesi che Aaron Kosminski sia stato, all’età di soli ventitré anni, Jack lo Squartatore, è quella che nel 2014 fu decretata dai giornali come la “prova regina”.

Dei campioni di materiale genetico isolati da alcune tracce ematiche, rinvenute sopra una sciarpa nei pressi del corpo esanime di Eddowes, sarebbero infatti sovrapponibili al DNA del bottegaio, identificato tramite discendenza.

Nonostante tutto, però, le analisi sono state giudicate inattendibili a causa di alcuni errori nella procedura di estrazione.

Aaron Kosminski
Ricostruzione del volto di Aaron Kosminski

Le analisi moderne

L’identità di Jack lo Squartatore è dunque ancora avvolta nel mistero, giacente fra le ombre di un passato che mai siamo riusciti ad afferrare.

Quel che di inossidabile rimane, in una moltitudine di congetture sconclusionate – c’è chi, il secolo scorso, aveva identificato nella figura dell’omicida lo scrittore Lewis Carroll sulla base di alcuni anagrammi – è il profilo tracciato dagli analisti dell’FBI:

«[…] individuo maschio bianco, di età compresa fra i 28 e i 36 anni, con un’infanzia caratterizzata da una figura paterna assente o passiva. L’omicida probabilmente viveva o lavorava nell’area di Whitechapel ed esercitava una professione in cui poteva legalmente soddisfare le sue tendenze distruttive ma comunque di modesta estrazione sociale, probabilmente era l’assistente di un medico o forse esercitava un lavoro umile come il macellaio o l’artigiano. L’omicida molto probabilmente aveva un qualche difetto fisico o forse era afflitto da qualche grave malattia, entrambi condizioni che potrebbero aver causato in lui una grande frustrazione o rabbia».

A 135 anni dagli omicidi, questo è quel che ci rimane della storia di Jack lo Squartatore.

Scritto da Fabio Virzì


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