No al salario minimo in Italia, cosa dice l’UE?

La situazione in Italia ed in Europa

di Dudnic Radu
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 7 Min.

Salario minimo in Italia e CNEL

In un momento in cui l’inflazione è in aumento, la questione dell’adeguatezza del salario minimo è un tema soggetto a grandi dibattiti.

Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), presieduto dal presidente CNEL, Renato Brunetta, ha respinto la proposta di istituire un salario minimo orario in Italia. Il Consiglio sottolinea la necessità di continuare a determinare i livelli salariali attraverso la contrattazione collettiva, che copre la stragrande maggioranza dei lavoratori in Italia.

Questo è un approccio tradizionale in Italia, in cui sindacati e datori di lavoro negoziano le condizioni salariali nei vari settori. Spesso risulta però che i rinnovi contrattuali siano messi in un’eterna lista di attesa, almeno per quanto riguarda l’Italia.

La recente votazione al CNEL e situazione in Italia

La votazione al CNEL ha visto 39 voti a favore, 8 astenuti e 15 contrari, tra cui Cgil, Uil e Usb, mentre la Cisl ha bocciato la proposta. In questa situazione, il Governo italiano e la presidente Meloni, stanno considerando misure differenti per sostenere i redditi. Tra queste sono stati proposti tagli ai contributi, revisioni dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) e aiuti alle famiglie con due o più figli, da includere nella prossima manovra finanziaria.

L’opposizione continua a sostenere la necessità di un salario minimo stabilito per legge, facendo leva su un pagamento orario non inferiore a 9 euro, che potrebbe beneficiare 3,5 milioni di lavoratori considerati “poveri”.

Perchè in Italia non si può avere il salario minimo?

Il Presidente Brunetta afferma che fissare un salario minimo di 9 euro lordi per tutti non è praticabile, data la complessità del mercato del lavoro e delle relazioni industriali. L’analisi tecnica ha dimostrato che la contrattazione collettiva in Italia copre oltre il 95% dei lavoratori del settore privato, rispettando i parametri previsti dalla direttiva europea sul salario minimo adeguato.Una persona che impila monete in cima a un tavolo

Gli accordi di contrattazione si basano principalmente tra i sindacati dei lavoratori e le associazioni dei datori di lavoro. Questi accordi definiscono i salari minimi settoriali per diverse categorie di lavoratori, evitando un salario minimo nazionale unico. Un sistema che oltre ad offrire la flessibilità di adattare i salari minimi alle specifiche esigenze regionali, considera anche le  differenze in termini di costo della vita e condizioni economiche in Italia.

La situazione in Europa

La Direttiva 2022/2041 del 19 ottobre 2022 ha stabilito nuove misure volte a promuovere salari minimi adeguati al fine di migliorare le condizioni di vita e di lavoro dignitose per i lavoratori in Europa. Il Parlamento europeo ha adottato questa legislazione con un voto di 505 favorevoli, 92 contrari e 44 astenuti a giugno 2022. Il testo finale della direttiva è stato approvato dal Consiglio il 4 ottobre 2022. Gli Stati membri avranno due anni per recepire questa direttiva nel diritto nazionale, il che significa che il processo dovrebbe concludersi entro ottobre 2024.

Questa iniziativa fa parte di un piano chiamato “Pilastro europeo dei diritti sociali“, sancito nel 2017, che mira a rendere l’Europa un posto più agibile dal punto di vista sociale e lavorativo.

Il pilastro si fonda su 20 principi per tre settori:

  • pari opportunità e accesso al mercato del lavoro
  • condizioni di lavoro eque
  • protezione sociale e inclusione

grattacielo Euro

Paesi con salario minimo

Attualmente, l’Europa presenta una diversificazione nella tematica legata ai salari minimi. Siccome il dibattito salariale è alimentato da misure locali differenti, questa rimane una tematica difficile da gestire. Perciò, le proposte per gestire le manovre da adoperare variano in base alle esigenze del Paese.

Al momento, i salari minimi per legge sono presenti in 22 Stati membri dell’Unione europea. I Paesi con un salario minimo legale possono essere suddivisi in tre gruppi in base all’importo del salario minimo:

  1. Salario minimo superiore a 1.500 euro mensili: In questa categoria rientrano Paesi come Lussemburgo, dove il salario minimo è quasi di 14 euro all’ora (equivalente a circa 2.387 euro al mese), e Paesi come Germania e Belgio, dove il salario minimo è intorno ai 12 euro all’ora.
  2. Salario minimo tra 1.000 e 1.500 euro mensili: In questa categoria rientrano Paesi come Irlanda, Francia e Olanda, con salari minimi superiori agli 11 euro all’ora.
  3. Salario minimo inferiore a 1.000 euro mensili: Questo gruppo comprende 14 Stati membri con salari minimi orari più bassi. Alcuni di essi, come Lituania, Portogallo, Cipro, Malta e Grecia, hanno salari minimi orari intorno ai 5 euro. Altri Paesi, come Repubblica Ceca, Estonia, Croazia e Slovacchia, hanno minimi che vanno a circa 4 euro all’ora. Ungheria e Bulgaria hanno il salario minimo più basso, pari a 3 euro all’ora (circa 399 euro al mese).

deux billets en euros

Paesi senza salario minimo

Cinque Stati membri, ovvero Danimarca, Italia, Austria, Finlandia e Svezia, attualmente non hanno un salario minimo nazionale. In questi Paesi, i salari minimi sono stabiliti esclusivamente attraverso accordi collettivi negoziati con i sindacati.

La direttiva europea sui salari minimi non costringerà questi Paesi a introdurre nuove regole, ma invece li inviterà a riferire sui minimi salariali stabiliti da tali accordi collettivi e sui salari di coloro che non sono coperti da tali accordi. La Commissione europea esaminerà queste informazioni e le presenterà al Consiglio e al Parlamento europeo.

Soldi

di Radu Dudnic


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