Romolo e Remo: i leggendari gemelli fondatori di Roma

di Giorgia Lelii
7 Min.

La storia della fondazione di Roma parte dai due gemelli, Romolo e Remo. La versione più accreditata di questa leggenda la racconta lo storico romano Tito Livio, nel primo volume della sua opera più illustre, Ab urbe condita (“Dalla fondazione di Roma”).

Da Troia con furore

Enea fuggì dall’incendio di Troia per mettersi in salvo con la sua famiglia. Egli non aveva idea di quante altre peripezie avrebbe dovuto affrontare. Quanti cari e compagni avrebbe dovuto perdere durante il viaggio.

Giunto alla meta finale, l’Italia, il troiano affrontò altre guerre. Affiancato dagli Aborigeni e dal loro re Latino, combatté contro i Rutuli e ne uccise il re, Turno. In seguito, Ascanio, figlio di Enea, fondò la città di Alba Longa, su cui regnarono i suoi discendenti. Si arrivò al regno di Amulio, usurpatore del fratello maggiore, Numitore.

Enea fugge con la famiglia dalla città di Troia, in fiamme per colpa dei Greci.
Enea fugge con la famiglia dalla città di Troia, in fiamme per colpa dei Greci.

Per giungere al trono, Amulio commise molti delitti: infine, costrinse Rea Silvia, unica figlia del fratello, a diventare vestale (quindi a fare voto di castità). Tuttavia, il dio Marte s’invaghì della giovane e la violentò in un bosco sacro, mentre lei stava attingendo ad una fonte d’acqua.

Una volta nati Romolo e Remo, Rea Silvia fu seppellita viva per ordine di Amulio, come punizione per aver infranto il voto di castità. Il fiume Aniene, dove il re fece gettare il corpo, ebbe pietà di lei e la resuscitò.

L’abbandono dei gemelli

Due schiavi posero i bambini in una cesta e li affidarono alla corrente del fiume. La cesta si arenò in una pozza sulla riva, presso la palude del Velabro (tra Paladino e Campidoglio). Alcune fonti dicono che si sia fermata sotto ad un albero di fichi, mentre altre davanti ad una grotta alla base del Paladino. La cosiddetta “Lupercale“, sacra a Marte e a Fauno Luperco.

D’un tratto, scese una lupa per abbeverarsi al fiume. Attratta dai lamenti dei gemelli, si avvicinò a loro e li allattò lei stessa. In seguito, il pastore Faustolo (porcaro di Amulio) con la moglie Acca Laurenzia li presero e decisero di allevarli. Alcuni sostengono alcuni dubbi riguardanti la figura di Laurenzia: si pensa, infatti, che questa donna possa essere in realtà la lupa che ha allattato Romolo e Remo. Infatti, “lupa” in latino vuol dire anche prostituta. Supposizioni fatte dai Greci, che pensavano al popolo romano come rozzo e barbaro, non all’altezza della loro raffinatezza.

Il ritrovamento dei gemelli

Le ipotesi greche includevano anche il fatto che Romolo e Remo fossero figli di una prostituta, e che fosse stata una donna comune ad allattarli e crescerli, non una lupa. Ad ogni modo, i due gemelli trascorsero un’infanzia giocosa, vissuta spensierata in mezzo ai campi.

Un giorno, i fratelli vennero assaliti dai banditi, che volevano vendicarsi di bottini andati perduti. Romolo, essendo il più forte, si difese energicamente nella lotta. Non ebbe altrettanto successo Remo, che fu catturato e portato da Amulio. Egli lo accusò di furto e vari scorribande nelle terre di Numitore. Perciò, Remo venne consegnato al nonno.

Faustolo, intanto, aveva raccontato a Romolo delle origini reali che avevano lui e Remo. Romolo radunò subito un gruppo di compagni e partì per abbattere Amulio. Remo, liberato da Numitore, raggiunse il gemello: uccisero l’usurpatore e il nonno tornò ad essere il re di Alba Longa.

La fondazione di Roma

Roma

Con il permesso di Numitore, i gemelli lasciarono Alba Longa e si recarono sulla riva del Tevere per fondare una nuova città, proprio nei luoghi dov’erano cresciuti. Il problema era che vicino la foce del fiume, c’erano sette colli: Aventino, Celio, Capitolino, Esquilino, Palatino, Quirinale e Viminale. Su uno di questi sarebbe sorta la città, e i due erano piuttosto in disaccordo. Così, decisero di affidarsi al destino.

Secondo il metodo etrusco, il colle sorvolato da più uccelli in volo sarebbe stato il prescelto. Romolo ne vide dodici sul Palatino, mentre Remo sei su un’altra collina. Per delimitare la nuova città, Romolo tracciò un riquadro con l’aratro nell’area del monte Palatino e giurò che avrebbe ucciso chiunque avesse cercato di superare il confine.

Remo, adirato della vittoria del fratello, disobbedì all’ordine e valicò la soglia. Romolo non ebbe compassione: si recò da Remo, lo sconfisse e lo uccise.

Diverse però sono le opinioni sulla morte di Remo. Infatti, alcuni sostengono che sia morto dopo l’avvistamento degli uccelli sulle colline: convinto che fosse tutto un inganno di Romolo, il gemello lo sfidò e perse senza eguali, restandone ucciso. Altri credono che Romolo avesse imposto l’ordine di uccidere chiunque avesse osato valicare il confine tracciato dall’aratro, ma che l’avesse imposto alla guardia, Celere. Remo, non essendo a conoscenza dell’ordine, oltrepassò il confine e Celere obbedì.

Qualunque sia stata la vera causa di morte di Remo, ciò non toglie che Romolo sia stato il primo vero re di Roma, nata il 21 aprile del 753 a.C.

Scritto da Giorgia Lelii


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