Rischio di povertà in calo: cosa non riesce a dirci l’Istat sulla realtà?

di Costanza Maugeri
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 9 Min.

Il 6 Marzo 2024, l’Istat ha pubblicato le stime relative alla ridistribuzione del reddito in Italia nell’anno 2023. Tali dati stati statistici sono stati ottenuti utilizzando un metodo ben specifico. Vediamo insieme cosa ci dice l’Istat al riguardo.

I modelli di microsimulazione hanno l’obiettivo primario di studiare gli effetti redistributivi delle politiche. l l
principale vantaggio di tali modelli, rispetto ad altri metodi disponibili, è l’utilizzo di informazioni contenute in
un campione di individui rappresentativo della popolazione. Questo approccio è migliore rispetto a quello
basato su “figure-tipo”, come per esempio i lavoratori dipendenti, i pensionati ecc., che di fatto costituiscono
un elenco limitato di esempi delle possibili conseguenze di una politica. I risultati delle microsimulazioni non
sono perfettamente comparabili con gli aggregati di Contabilità Nazionale, che includono redditi che non è
possibile rilevare con indagini oppure da fonti amministrative.
Le stime presentate in questa pubblicazione sono ottenute con il modello di microsimulazione FaMiMod
dell’Istat. Il modello consente di replicare il funzionamento del sistema di tasse e benefici per un campione
rappresentativo delle famiglie residenti in Italia.
FaMiMod è basato sull’utilizzo congiunto dei dati
amministrativi del Ministero delle Finanze, dell’Inps e dell’indagine Istat sui redditi e le condizioni di vita.


FaMiMod appartiene alla classe dei modelli di microsimulazione statici, che stimano gli effetti “d’impatto”
delle politiche a parità di altri fattori (coeteris paribus). Vengono quindi ignorate eventuali modifiche del
comportamento degli individui indotte dai cambiamenti della normativa
(per es. una riduzione dell’offerta di
lavoro provocata da un aumento delle imposte). La stima degli effetti consiste nella differenza fra i redditi
individuali e familiari in due scenari alternativi, che descrivono la distribuzione dei redditi prima e dopo
l’adozione di una riforma o l’introduzione di una modifica a una misura esistente. Il modello permette di
simulare ex ante gli effetti delle riforme, siano esse modifiche degli strumenti esistenti o nuove misure.


FaMiMod integra la base dati e la aggiorna costantemente per tener conto delle variazioni intercorse nel
passaggio dal tempo T, ovvero l’anno al quale si riferiscono i dati di base, al tempo T+j, che rappresenta
l’anno corrente. In particolare, l’aggiornamento consiste: (i) nella proiezione in avanti delle variabili
monetarie, sulla base dei dati macroeconomici più recenti di Contabilità Nazionale o delle previsioni
effettuate con il modello macroeconometrico dell’Istat, MeMo-It18; (ii) nella calibrazione dei pesi, con
riferimento ai totali noti più recenti sulla struttura della popolazione per sesso, età e condizione professionale
(occupati, dipendenti e indipendenti, disoccupati) per area geografica; (iii) l’aggiornamento della normativa
in modo da avere, rispetto alle riforme o alle modifiche delle misure esistenti di cui si vogliono simulare gli
effetti, uno scenario di confronto comprensivo di tutte le politiche vigenti.
Nella versione più recente del modello vengono considerati i redditi, la normativa e i livelli di occupazione
dell’anno 2023. Il reddito delle famiglie include i guadagni da lavoro e da capitale, i trasferimenti monetari
pubblici, il fitto imputato dell’abitazione principale. Le imposte sul reddito includono l’Irpef, le addizionali
locali e la tassazione separata.

Nota metodologica del documento relativo alla ridistribuzione del reddito in Italia, anno 2023.

Redistribuzione del reddito in Italia 2023: cosa ci dice l’Istat?

Le misure economiche che hanno effetto sulle famiglie e sui redditi – afferma l’Istat – sono sostanzialmente uguali a quelle del 2022. Presenta – infatti – i risultati relativi agli effetti delle modifiche al reddito di cittadinanza, inclusa l’introduzione del Supporto per la formazione e il lavoro; all’assegno unico e universale per i figli a carico e all’esonero parziale dei contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti.

Considerazioni generali

Nella sua complessità le modifiche al sistema di tasse e benefici nel 2023 hanno aumentato lievemente l’equità della distribuzione del reddito. La disuguaglianza, misurata attraverso l’indici Gini, passa dal 31,9% al 31,7%.

Indice di Gini: l’indice varia tra 0, in caso di distribuzione perfettamente egualitaria, e 1, che corrisponde alla
massima diseguaglianza (nelle Tavole, i valori sono moltiplicati per 100). L’indice è calcolato sugli individui,
ordinati in base al reddito della famiglia di appartenenza. Il rischio di povertà, sia prima sia dopo l’intervento
pubblico, è pari alla percentuale di persone che vive in famiglie con un reddito disponibile inferiore al 60%
della mediana

Sito Istat

A diminuire – di oltre un punto percentuale – è il rischio di povertà che passa dal 20% al 18,8%.

Assegno unico e universale per i figli a carico

Il 92,3% delle famiglie che percepisce l’assegno ha beneficiato delle modifiche relative alla misure introdotte nel 2023

 incluso l’aggiornamento automatico al costo della vita di soglie e importi, un aumento medio, rispetto all’assegno ricevuto nel corso del 2022, di 719 euro annui. 

Sito Istat

Dai risultati ottenuti si evince che – dal punto di vista distributivo – le famiglie che appartengono ai due quinti più poveri della popolazione hanno beneficiato dell’aumento relativo maggiore (variazione sul reddito familiare rispettivamente del 3,6% e del 2,2%).

Il 7,7% delle famiglie ha subito, invece, un peggioramento. Ma perchè?

Tale perdita è riconducibile sia alla riduzione delle compensazioni temporanee per l’assegno unico ai 2/3 dell’importo, sia al fatto che nel 2022 erano ancora in vigore, seppure solo per i primi due mesi, le detrazioni per i figli a carico, l’assegno al nucleo familiare e l’assegno temporaneo, misure che nel loro insieme riguardavano una più ampia platea di famiglie.

Sito Istat

Percezione del reddito di cittadinanza nel 2023

Le famiglie che hanno sperimentato l’annullamento o la riduzione del reddito di cittadinanza – nel 2023 – sono circa un milione. Perché? Si riscontra un miglioramento nei livelli di reddito – senza rivalutazione dei requisiti ISEE – e una minore richiesta da parte degli nuclei familiari.

Esonero parziale dei contributi previdenziali

Lesonero parziale dei contributi previdenziali – nel 2023 – registra un miglioramento dei redditi per il 43% delle famiglie (11 milioni). Esse in media percepiscono un beneficio netto di 537 euro più elevato rispetto al 2022. Il maggior aumento riguarda le famiglie dei quinti centrali di reddito (569 euro per il terzo quinto e 630 per il quarto).

Le famiglie che registrano una perdita sono meno di un milione, circa il 4%. Cause

Il peggioramento è riconducibile in larga parte alla perdita del diritto al trattamento integrativo dei redditi, in seguito al superamento, grazie all’esonero contributivo, della soglia di reddito di 28mila euro.

Sito Istat

Ma i dati Istat ci dicono tutto sulla situazione reale?

povertà in italia

Ed ecco arrivato il momento di rispondere alla domanda che dà il titolo a questo paragrafo. E’ l’Istat stesso a darci un primo chiarimento nella nota metodologica dell’indagine:

FaMiMod appartiene alla classe dei modelli di microsimulazione statici, che stimano gli effetti “d’impatto”
delle politiche a parità di altri fattori (coeteris paribus). Vengono quindi ignorate eventuali modifiche del
comportamento degli individui indotte dai cambiamenti della normativa
(per es. una riduzione dell’offerta di
lavoro provocata da un aumento delle imposte).

I dati statistici – come dichiarato dall’Istat stesso – sono statici e semplificati per facilitare il raccoglimento dei dati. Ciò significa che non possono catturare – del tutto – i fenomeni umani in continuo movimento. Perché la percezione di essi è influenzata da dinamiche psicologiche, comportamentali, sociali e culturali complesse. La natura stessa dell’indagine statistica prevede, infatti, un campione che – per quanto eterogeneo sia – non potrà mai contenere le esperienze individuali di un’intera popolazione.

Altro aspetto che potrebbe rappresentare un limite è il confronto a breve termine. Un anno – spesso – è il metro di paragone dell’anno successivo. Ma spesso per avere un quadro approfondito e più aderente alla realtà di aspetti sociali così complessi e dei loro cambiamenti – necessitiamo di una visione più ampia.


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