Perché l’iter per l’adozione di un bambino è così lungo?

di Sofia Ciatti
8 Min.

I requisiti per l’adozione

L’Italia ha uno dei tassi di natalità più bassi del mondo (1,18 il numero medio di figli per donna): per questo motivo, le famiglie disposte all’adozione di un bambino dovrebbero poter contare su un sistema che faciliti loro l’accesso alle pratiche adottive, invece accade esattamente il contrario: sai quando comincia l’iter, ma non sai quando finisce.

Ecco i requisiti, fissati dalla legge, per poter procedere all’adozione: essere sposati da almeno tre anni e aver compiuto i 25 anni di età. Non è prevista l’adozione da parte dei single (salvo casi eccezionali) o delle coppie omosessuali.

Al momento dell’inizio dell’iter di adozione di un neonato, il genitore più giovane non deve aver superato i 41 anni e i 58 per un minore diciassettenne.

Da dove cominciare?

I genitori intenzionati ad adottare devono rivolgersi alla propria ASL di competenza per fissare i primi colloqui conoscitivi. Il passaggio successivo prevede l’intervento dei servizi sociali, che valutano le potenzialità genitoriali della coppia: la loro condizione di salute (fisica e mentale), l’equilibrio psicologico e le possibilità economiche.

Questa valutazione è una procedura che richiede delle tempistiche non definite, alla fine della quale i servizi sociali inviano l’esito della relazione al Tribunale dei Minori, che, a sua volta, se tutti i requisiti risultano in linea con la tutela del minore, emette il decreto di idoneità.

Successivamente, la palla torna alla coppia: dovrà decidere se optare per l’adozione nazionale o internazionale o, ancora, per entrambe.

Adozione
Fonte: Corriere della Sera

L’adozione nazionale

Nel caso di un’adozione nazionale, sono i servizi sociali, congiuntamente al Tribunale dei Minori, ad individuare il minore o il neonato per l’aspirante coppia di genitori.

Quando il bambino viene individuato, si avvia l’affido provvisorio (della durata di un anno), una sorta di periodo di “prova” in cui la famiglia viene costantemente monitorata dai servizi sociali.

Al termine di questo periodo, in caso di esito positivo, il Tribunale minorile autorizza l’adozione definitiva e il bimbo diviene, a tutti gli effetti, un membro della famiglia adottiva.

Molte coppie, dovendo stabilire se effettuare un’adozione nazionale o internazionale, hanno dichiarato che al primo colloquio conoscitivo è l’ASL stessa a scoraggiare: «Per l’adozione nazionale i tempi sono lunghissimi, è quasi impossibile».

Gli ostacoli all’adozione nazionale

Un ostacolo alla possibilità di adozione nazionale è l’emanazione, da parte di alcuni tribunali, dei Decreti di Idoneità vincolati al volere iniziale di una coppia, per esempio quello di adottare un bambino di pochi mesi e in perfette condizioni di salute.

Se successivamente la coppia desidera considerare anche un’età superiore o uno stato di salute più fragile, il Tribunale non la riterrà valida.

Tradotto in numeri: nel 2021 si è conclusa l’adozione per 866 minori italiani, mentre ogni anno le domande in attesa sono fra le 7 e 8 mila. Da sottolineare è che il decreto di idoneità all’adozione nazionale ha una validità di tre anni. Se in quel tempo l’adozione non si conclude, si può rinnovare, ma l’attesa continua. Per quel che concerne le spese, sono tutte a carico dello Stato italiano.

Adozioni internazionali

Nel caso specifico di un’adozione internazionale, i futuri genitori, entro un anno dall’emissione del decreto di idoneità, devono rivolgersi a uno dei circa 50 enti autorizzati dalla Commissione Adozioni Internazionali del Ministero della Giustizia.

Questi enti sono onlus private che si occupano dell’iter in maniera autonoma: valutano i candidati disposti all’adozione, consigliano il Paese dove adottare e seguono la coppia nello svolgimento delle pratiche

Una volta selezionato il Paese di origine, la coppia può presentare la richiesta di adozione presso le autorità competenti di quello stesso Paese.

Quando la coppia viene abbinata ad un bambino deve recarsi nel Paese straniero, di solito più volte, e adempiere alle richieste delle autorità locali.

Alla fine, è il Paese di origine, insieme alla Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI), ad autorizzare l’adozione definitiva e a provvedere alla registrazione presso lo stato civile. 

Nel 2022 le adozioni internazionali sono state 565, mentre le pratiche pendenti 2382, vale a dire gli iter adottivi in corso e non ancora risolti.

Adozione
Fonte: Corriere della Sera

Tempi medi e ostacoli all’adozione internazionale

I tempi medi di attesa per un’adozione internazionale continuano ad aumentare: oggi, chi vuole diventare genitore deve attendere più di quattro anni.

Con un’attesa così prolissa aumenta anche l’età media dei genitori adottivi: nel primo semestre del 2022 si attesta a 48,5 anni per il marito e 46,7 per la moglie.

Anche l’età media dei bambini adottati diventa via via più alta: 6 anni e 8 mesi; per il Brasile la media supera addirittura i 10 anni d’età.

A differenza dell’adozione nazionale, i costi di quella internazionale sono a carico della famiglia e superano in media i 20 mila euro: comprendono le spese per l’Ente, spese legali, di viaggio (vitto e alloggio nel Paese d’origine del minore) e altri costi per traduzioni, interpretariato e visto.

Qualora gli aspiranti genitori non fossero soddisfatti di come procedono i passaggi e decidessero di cambiare Ente, non potrebbero farlo: una volta selezionato un determinato Ente, non può essere modificato.

Qualora si verificasse, invece, la chiusura delle frontiere del Paese inizialmente stabilito, significherebbe ricominciare con l’iter da zero: oggi molte famiglie sono bloccate in un limbo che non si sa quando e se terminerà, dopo la sospensione delle adozioni internazionali da parte di Ucraina, Russia e Cina.

Adozione
Fonte: Corriere della Sera

Un bilancio

A fronte di un prospetto così complicato e incerto, oltre che lungo, molte famiglie si scoraggiano e rinunciano a procedere con l’adozione.

Da un lato i Tribunali sostengono che i bambini adottabili purtroppo sono numerosi, ma mancano le coppie idonee a adottarli per la scarsità di domande presentate ogni anno. Dall’altro le ASL e gli stessi assistenti sociali sconsigliano alle famiglie di appoggiarsi allo Stato e optare per l’adozione nazionale, indirizzandole verso gli Enti privati (le onlus) che si occupano di adozioni internazionali.

Scritto da Sofia Ciatti

Fonti: Corriere della Sera; ISTAT; www.minori.gov.it


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