In bilico tra Brand Identity e Storytelling

di Dudnic Radu
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 5 Min.

Per capire il tema portante di questo articolo – il Brand Identity che si intreccia allo Storytelling – attraversiamo il sentiero di una storia raccontata da David JP Philipps in un TedX Talk. Nel 2009 un giornalista di nome Rob Walker si mise alla ricerca del potere dello storytelling. In questo cotesto nasce la brillante idea di acquistare 200 oggetti su Ebay, con il prezzo medio di 1$, per poi rivenderli. Decide di allargare la scala del suo esperimento e coinvolge 200 autori e scrittori ai quali chiede di scrivere una storia identificativa per ciascun oggetto. 200 autori dicono di sì. Il risultato? Un trionfo: il valore dei prodotti, inizialmente modesto di 129$, esplose a 8000$ grazie all’aggiunta delle storie. Un incredibile incremento del 6395%.

Nel suggestivo scenario del Tedx Talk “The Magical Science of Storytelling”, capitanato dal brillante comunicatore David Jp Philipps, emerge una morale illuminante. Possiamo davvero essere definiti dai brand che scegliamo di abbracciare e identificarci con essi? Questo concetto è emerso con forza nell’era del consumismo moderno, in cui il nostro io e il consumo si intrecciano. Da qui, si apre un sentiero affascinante nel mondo delle start-up e grandi aziende, ma anche in quello passivo del microcosmo personale: il concetto del “Brand Identity”.

Brand Identity

Innanzitutto, i brand sono molto più di semplici prodotti o servizi; rappresentano valori, stili di vita e appartenenza a determinati gruppi sociali. Quando scegliamo di identificarci con un brand, comunichiamo una serie di messaggi sulle nostre preferenze, i nostri valori e il nostro status sociale. Ma c’è di più. Il vero potere del Brand Identity risiede nella capacità di trasformare oggetti apparentemente banali in tesori. Attraverso storytelling coinvolgenti, i brand possono conferire significato e valore emotivo agli oggetti, trasformandoli da semplici merci in simboli. Dalla neutralità di un oggetto che, come consumatori, percepiamo come distante, ad un percorso quasi identitario o ancor più fitto, di appartenenza.

«Oh, ma certo ho capito: tu pensi che questo non abbia niente a che vedere con te. Tu apri il tuo armadio e scegli, non lo so, quel maglioncino azzurro infeltrito per esempio, perché vuoi gridare al mondo che ti prendi troppo sul serio per curarti di cosa ti metti addosso. E sei anche allegramente inconsapevole del fatto che nel 2002 Oscar de la Renta ha realizzato una collezione di gonne cerulee e poi è stato Yves Saint Laurent se non sbaglio a proporre delle giacche militari color ceruleo. E poi il ceruleo è rapidamente comparso nelle collezioni di otto diversi stilisti.

Dopodiché è arrivato a poco a poco nei grandi magazzini e alla fine si è infiltrato in qualche tragico angolo casual, dove tu evidentemente l’hai pescato nel cesto delle occasioni. Tuttavia quell’azzurro rappresenta milioni di dollari e innumerevoli posti di lavoro, e siamo al limite del comico quando penso che tu sia convinta di aver fatto una scelta fuori dalle proposte della moda quindi in effetti indossi un golfino che è stato selezionato per te dalle persone qui presenti… in mezzo a una pila di roba“. – celebre passaggio de “Il Diavolo veste Prada” di David Frankel

Collegamenti a David JP Philipps

Phillips, l’autore del TedX Stockholm sottolinea che le narrazioni coinvolgenti non solo conferiscono significato agli oggetti, ma possono anche influenzare profondamente le nostre emozioni, i nostri atteggiamenti e le nostre decisioni. Utilizzando esempi concreti e studi scientifici, illustra come le storie possano attivare parti specifiche del nostro cervello, creando un legame emotivo con il pubblico e facilitando la memorizzazione delle informazioni. (Consigliamo la visione)

Il collegamento con la presenza di archi emozionali comuni nei racconti offre un ulteriore approfondimento sulla natura umana e sul modo in cui rispondiamo alle storie e alle esperienze emotive. Questo ci suggerisce che, anche se crediamo di fare scelte razionali, siamo spesso mossi da impulsi e emozioni che rispondono a schemi narrativi ben precisi.

Conclusione sul intreccio Brand Identity e Storytelling

Per rispondere alla domanda iniziale. Sì, possiamo essere influenzati e in parte definiti dai brand che scegliamo di abbracciare e anche scegliere consapevolmente di identificarci con essi. Nel contesto di quest’era, i brand hanno assunto un ruolo significativo nel plasmare la nostra identità e i nostri valori. Identificandoci con un determinato brand, trasmettiamo una serie di significati e attributi associati a esso, che possono influenzare la percezione che gli altri hanno di noi e la nostra stessa percezione di noi stessi.

Notiamo però che non siamo completamente definiti dai brand che scegliamo, poiché la nostra identità è complessa e polivalente, influenzata da una molteplicità di fattori che ancora oggi vengono scoperti. Più si guarda dietro i motori della nostra mente, più il quadro proiettato verso l’esterno si espande. La scalinata della nostra personalità prende forma ma è irreversibile il fatto che anche le bio sono diventate una vetrina digitale delle nostre preferenze, dei nostri interessi e delle nostre attività, in cui i brand che scegliamo di includere diventano parte integrante della nostra identità online e dei nostri “biglietti da visita” moderni.


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