Pinocchio di Guillermo Del Toro: una favola moderna

di Nina D'Amato
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 9 Min.

Pinocchio di Guillermo Del Toro, una reinterpretazione del racconto di Collodi in chiave deltoriana, metafora sull’elaborazione di un lutto e inno alla libertà.

Guillermo Del Toro, racconta una versione tutta sua della famosa favola che ha accompagnato intere generazioni. Una pellicola realizzata in stop-motion che snatura la storia e il contesto concedendole un’impronta più realistica e cupa. Il racconto di Collodi riscopre, nella regia di Del Toro, una nuova visione più umanizzata, gotica e universale.

Comencini ci offre una trasposizione di Pinocchio molto fedele alla storia collodiana, ma Del Toro presenta uno script pregno di libertà d’autore, conferisce un’entità più universale adatta ad un pubblico internazionale. Il regista de il labirinto del fauno sposta la lancetta del tempo e la storia cambia periodo storico. Alcuni dei personaggi vengono esclusi, altri reinterpretati. Sicuramente quella di Del Toro è un’opera che non ha pretese di somigliare troppo allo sceneggiato originale.

Il paradosso è che sono tutti gli altri a comportarsi da marionetta, in nome dell’obbedienza cieca.

Guillermo Del Toro

Vincitore di ben 5 Annie Awards, un BAFTA, un Golden Globe e candidato agli Oscar come Miglior film d’Animazione [ leggi il nostro articolo sulle nominaion agli Oscar 2023 ]

Pinocchio, il lutto elaborato attraverso un giocattolo

Ci troviamo a cavallo tra la Grande Guerra e l’ascesa del fascismo in Italia. Geppetto, un falegname vedovo che vive nell’Italia fascista, perde il suo amato figlio in seguito ad un bombardamento aereo. L’uomo fatica ad elaborare il lutto tanto che, una notte, in preda ai fumi dell’alcol, abbatte un pino e intaglia Pinocchio una marionetta di legno..

Un Pinocchio sensibile che, con spensieratezza e un pizzico di satira, funge da metafora per temi ben più impegnativi. Attraverso le interazioni tra Geppetto e Pinocchio, il regista racconta le difficoltà di un rapporto padre-figlio, il peso delle aspettative e l’impossibilità di sostituire ciò che la morte ha portato via. L’evoluzione dei personaggi è graduale come il sentimento che li lega. Inizialmente, infatti, vediamo Geppetto che tenta in ogni modo di instillare in Pinocchio gli atteggiamenti del figlio perduto Carlo accrescendo nel burattino un senso di inadeguatezza.

Pinocchio, temendo di essere un peso per il padre, decide di scappare di casa ritrovandosi a fronteggiare un mondo ostile governato dal regime fascista. Inizia così la disperata ricerca di Geppetto in giro per l’Italia per ritrovare il suo bambino. In questa odissea l’uomo capisce di dover accettare suo figlio per quello che è annullando ogni metro di paragone e pregiudizio.

Volevo che Pinocchio venisse amato senza dover cambiare. Pretendere che qualcuno si trasformi come requisito per accettarlo mi sembra un ricatto terribile.

Guillermo Del Toro su Pinocchio

In questo nuovo script di Pinocchio mancano all’appello i personaggi del Gatto e la Volpe. La fata turchina viene trasformata in uno Spirito del bosco che, come un deus ex machina, cambia le sorti del burattino. La tradizionale fata vista come surrogata di una madre viene eliminata concedendo più spazio a Geppetto come padre. A raccontare tutta la vicenda, come narratore onnisciente, è il grillo Sebastian, un grillo scrittore che aveva trovato casa nel tronco di pino di cui è fatto Pinocchio.

Pinocchio, un inno all’autonomia di pensiero

La novità di questo film è la personificazione della morte che assume le sembianze di una sfinge. Pinocchio nel corso della pellicola si ritroverà più volte ad avere un confronto diretto con quest’ultima. Dopo un iniziale approccio immaturo, si ritrova a fare fronte come se fosse una vecchia amica. Il burattino ben presto scoprirà di essere immortale e dovrà fare i conti con lo scorrere del tempo e il susseguirsi del ciclo della vita e della morte per chi lo circonda.

Il Pinocchio di Del Toro è dotato di un’infantile innocenza e una tenerezza nei comportamenti. Affronta la vita con una puerile spensieratezza risultando quasi una nota stonata se messo in confronto con gli altri bambini, figli di gerarchi, la cui innocenza e vitalità sembra sbiadita dagli orrori della guerra. Il burattino non risponde alle imposizioni di nessuna autorità, tantomeno quella del Duce. La forza della ribellione in Pinocchio di Guillermo Del Toro la ritroviamo nella scena in cui il burattino affronta senza paura Mussolini in persona, screditandolo davanti a tutti.

Quest’opera è un inno all’accettazione del diverso, di rivoluzione fatta da un bambino che possiede il coraggio di opporsi e non cambiare per gli altri, che matura facendo tesoro delle proprie esperienze e smaschera l’ipocrisia degli adulti. In questo modo si allontana dalla visione pessimistica dell’esistenza, nonostante momenti pregni di dolore.

Lucignolo e il Paese dei balocchi

Seppur apparentemente sembri che il Paese dei Balocchi sia stato rimosso dalla sceneggiatura di questo nuovo adattamento, ne siamo in realtà immersi per tutta la durata del film. Si tratta dell’Italia del ventennio, un’Italia dai muri imbrattati di scritte fasciste e bigotti che osannano ideologie belliche e oppressive. Anche Lucignolo assume un ruolo tutto nuovo. Figlio di un podestà locale si presenta come un prepotente bambino, ma ben presto mostrerà le sue vulnerabilità e riscoprirà un’animo gentile e coraggioso. La figura di lucignolo incarna i traumi della guerra, i due si ritroveranno costantemente su due fronti opposti anche nel tragico destino che li attende.

Pinocchio e l’arte dello stop-motion

Guillermo del Toro’s Pinocchio – (L-R) Pinocchio (voiced by Gregory Mann) and Count Volpe (voiced by Christoph Waltz). Cr: Netflix © 2022

Questo film è l’apoteosi della stop motion. Realizzato in “a passo uno” grazie al talento di Mark Gustafson, maestro dell’animazione, la pellicola ha un grado di dettaglio, fluidità e inquadrature fuori dal comune. La scelta di realizzare l’intero cast come se fossero intagliati nel legno rende perfettamente la metafora di cui tutto il film si fa portatore. Difatti, tutti i personaggi sembrano essere dei burattini, ma l’unico realmente libero dai fili della società è proprio Pinocchio che si oppone ad ogni tipo di manipolazione. Le scenografie semplici e pulite permettono ai personaggi di emergere e apparire quasi distaccati dal mondo circostante, succubi di un costrutto sociale.

Guillermo del Toro’s Pinocchio – (Pictured) Pinocchio (voiced by Gregory Mann). Cr: Netflix © 2022

Il tocco di Del Toro non emerge solo dalle ambientazioni cupe, ma anche dalla nuova identità che ha conferito alla storia di Collodi. Il regista ha raccontato l’infanzia oltre i classici costrutti, restituendole la nota cupa, valorizzando le difficoltà di un rapporto tra padre e figlio, le difficoltà e le imposizioni di una società fascista. In quest’opera c’è un rovescio della medaglia, se nel racconto originale è Pinocchio con la sua disobbedienza ad essere la causa di ogni suo male, per Del Toro paladino dei diversi, sarà la società il reale problema.

In conclusione

Pinocchio di Guillermo Del Toro è frutto di un lavoro intenso pregno di energia fanciullesca e malcelata malinconia. Il regista de La forma dell’acqua dissacra l’opera originale e rielabora una versione audace e coraggiosa. Uno script con una comicità ben dosata che alleggerisce la narrazione, dotato di temi forti e un realismo magico che rende più accessibile il personaggio di Pinocchio. Una forte carica emotiva forse un po’ smorzata in alcuni punti, ma è sicuramente un’opera che può essere definita un gioiello dell’animazione in stop-motion.

Scritto da Nina D’Amato


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