Perché è possibile fare così tante assenze in Parlamento?

di Mirko Aufiero
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 6 Min.

Ammettiamolo: tutti almeno una volta nella vita ci siamo chiesti perché i parlamentari possano fare un numero così alto di assenze in Parlamento. Probabilmente avremo anche pensato che sono dei fannulloni che preferiscono stare a casa. Ma è davvero così?  

Come sono organizzati i lavori in Parlamento 

Intanto, è necessario capire come lavorano i parlamentari. Esiste una pianificazione molto dettagliata dei lavori in Parlamento che prevede: il programma, il calendario e l’ordine del giorno. Il programma definisce una cornice di massima delle attività dell’Assemblea (cioè gli argomenti generali da trattare), di regola bi-trimestrale. 

Il calendario ne specifica l’attuazione, cioè fornisce maggiori dettagli. Programma e calendario dei lavori sono decisi dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari: se approvati all’unanimità, diventano definitivi. 

L‘ordine del giorno, invece, viene stabilito dal Presidente dell’aula sulla base del calendario per le singole sedute. Esiste inoltre una programmazione anche per le Commissioni, decisa dagli Uffici di Presidenza, che deve assicurare l’esame in via prioritaria dei disegni di legge e degli argomenti compresi nel programma e nel calendario dell’Assemblea. 

I parlamentari sono liberi di fare assenze a piacimento? 

I parlamentari oltre ad avere l’obbligo morale di partecipare alle sedute, hanno anche obblighi legali di partecipazione:  

Art. 48 – Regolamento della camera – È dovere dei deputati partecipare ai lavori della Camera. 

Art. 1, comma 2 – Regolamento del senato – I Senatori hanno il dovere di partecipare alle sedute dell’Assemblea e ai lavori delle Commissioni. 

Come si monitorano le assenze? 

Per monitorare le presenze in Parlamento non si fa riferimento alle sedute dell’aula, ma alle singole votazioni elettroniche. Il motivo è molto semplice: in ogni seduta ci possono essere più votazioni, quindi partecipare ad una votazione non significa essere presenti per tutta la seduta. Per essere considerati presenti, è necessario partecipare al 30% delle votazioni della giornata. 

A causa della poca trasparenza delle istituzioni però non è sempre facile reperire questi dati. In particolare, ci sono due aspetti che rendono questa operazione complessa:

  1. Non vi sono dati per le sedute che si svolgono senza votazioni 
  2. Nelle commissioni parlamentari non ci sono votazioni elettroniche, dunque non abbiamo dati. 

“Missioni parlamentari”, ovvero, assenze giustificate. 

Spesso i parlamentari si trovano ad avere più incarichi istituzionali che gli impediscono di essere sempre presenti in aula. In questi casi, l’assenza è considerata giustificata e il parlamentare risulta “in missione”. È il caso dei ministri, vice ministri e sottosegretari, la cui carica di membro di governo è compatibile con quella di parlamentare. 

La dicitura “missione” è però opaca. Dopo ogni seduta il presidente dell’aula elenca i parlamentari in missione e specifica per quale commissione stanno lavorando. Non precisa però l’attività esatta che essi stanno svolgendo, né la sua durata: di fatto sappiamo chi e quando è in missione, ma non perché e quanto a lungo ci resterà. 

Le missioni però non sono l’unico motivo dell’ assenteismo in Parlamento. Spesso deputati e senatori hanno anche ruoli dirigenziali in aziende, devono partecipare a eventi, comizi e incontri nei loro territori di competenza, il che rende difficile partecipare ad ogni seduta.  

In che modo si argina l’assenteismo? 

Tra i deterrenti introdotti dalla Camera e dal Senato per arginare il fenomeno troviamo le decurtazioni alla diaria, che consistono in delle penalità economiche sul compenso mensile. 

Infatti, ogni parlamentare riceve un’indennità mensile che favorisce il libero svolgimento del proprio mandato. Per i deputati si tratta di 5.000 euro, mentre per i senatori 5.300 euro. A questi, vanno aggiunti una serie di rimborsi per un totale di circa 12.000 euro. 

La diaria fa parte di questi rimborsi, e consiste in 3.500 euro riconosciuti a titolo di rimborso per il soggiorno a Roma. Essa è soggetta a decurtazioni per ogni giorno di assenza: 206,58 euro per ogni giorno di assenza e ulteriori penalità fino a 500 euro in base alla percentuale di assenze dalle sedute delle giunte, delle commissioni permanenti e speciali, del comitato per la legislazione, delle commissioni bicamerali e d’inchiesta, e delle delegazioni parlamentari presso le assemblee internazionali. 

Scritto da Mirko Aufiero


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