Midnight in Paris (2011): la sindrome dell’età dell’oro

di Emanuele Fornito
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

Trama

Gil Pender (Owen Wilson) è un famoso sceneggiatore hollywoodiano che, in vacanza a Parigi, entra in crisi artistica, anche a causa dei rapporti funesti con sua moglie. Una notte, smarrito tra le strade di Parigi, Gil si ritrova catapultato negli anni ’20, periodo in cui riesce ad incontrare i suoi artisti preferiti, vivendo in un’età dell’oro mai vissuta personalmente. Qui Gil si innamora di Adriana (Marion Cotillard), e dovrà fare i conti con un amore impossibile.

Recensione

Un frame tratto dal film

Definito dal regista Quentin Tarantino il miglior film del 2011 [1] , Midnight in Paris è considerato tra i migliori film di Allen del nuovo secolo. Il film si basa sulla cosiddetta sindrome dell’età dell’oro, una condizione che porta alla nostalgia per epoche mai vissute realmente. Il regista statunitense, da sempre amante dei riferimenti ad intellettuali, registi e scrittori che lo hanno profondamente segnato artisticamente, con Midnight in Paris compone una vera e propria lettera d’amore alla città di Parigi, attraverso panoramiche delle sue strade e luoghi più iconici, che assumono grazie all’occhio di Allen un senso di magia. Dall’altra parte, il personaggio di Gil (che come solito nei suoi film è alter-ego del regista) vive un sogno per gli amanti dell’arte: egli ha la possibilità di parlare e discutere assieme alle più geniali menti dell’arte moderna, come Salvador Dali, Ernest Hemingway, o anche la coppia Fitzgerald e Picasso, dai quali Gil cerca di prendere ispirazione per il suo romanzo. Come se non bastasse, Allen decide di inserire un elemento fondamentale: l’amore. Quello che si crea tra Gil e Adriana è in realtà un amore platonico, vivo solo grazie alle conversazioni e alle lunghe passeggiate che i due intrattengono per le strade di una fantastica Parigi.

Owen Wilson in una scena del film

Midnight in Paris è una vera e propria analisi introspettiva, che indaga su quelle che sono le passioni più intime di una persona, conservando quello spirito del bambino che incontra il suo idolo. Al di là della considerazione strettamente narrativa, il film riflette, indirettamente, su una sorta di rifiuto che il protagonista ha nei confronti del presente, quasi come se fosse alienato dal mondo che lo circonda. L’avventurarsi in un’epoca per lui d’oro è naturalmente un elemento quasi onirico all’interno di una narrazione che, alla fine, è anch’essa costretta a fare i conti con la realtà: Gil si ritrova a vagare per una Parigi vuota, sotto una pioggia battente, e trova un’unica speranza nella giovane Gabrielle (Léa Seydoux), concludendo la narrazione con l’oramai celebre frase

In realtà, Parigi è molto più bella con la pioggia.

Midnight in Paris, 2011

Un bellissimo racconto che, attraverso i sentimenti, riesce ad arrivare al cuore dello spettatore, grazie all’origine a sua volta profonda e sentimentale che Woody Allen riesce ad offrire.

Scritto da Emanuele Fornito



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