«Maracaibo, mare forza nove» | Storia di femminismo, droga e censura

Storia di un successo nell'anonimato

di Fabio Virzì
6 Min.

Maracaibo è una città nel nord del Venezuela, traino dell’industria petrolifera del Paese e capitale dello stato federato di Zulia. Ma non è questo il motivo della sua fama, perlomeno in Italia.

Con questo nome indichiamo infatti un pezzo di musica leggera fra i più travagliati, simbolo, a suo modo, degli anni Ottanta. Qui le figure di autore e performer coincidono nel nome di Luisa “Lu” Colombo, antesignana ma sfortunata esponente della canzone come strumento di lotta politica.

Copertina Maracaibo
Copertina del singolo Maracaibo

Il brano

Nato dalle penne di Luisa Colombo e David Rondino nel 1975, il ritmo incalzante del singolo sembrava già essere garanzia del suo futuro successo nazionale. Le cose, però, non andarono come sperato, e il testo fin troppo “scomodo e anticonformista” fu causa del rifiuto di diverse etichette discografiche.

La storia narrata in Maracaibo è quella di una ballerina cubana, Zazà, spogliarellista e ballerina in un locale del posto, il Barracuda. Quella di Zazà è però una copertura, e la seducente creola non è altro che una trafficante di armi al soldo dello Stato di Cuba.

Già dedita al consumo di droghe e alcool e alla malavita, la giovane è impegnata in una relazione sentimentale con uno degli uomini più controversi del tempo: il rivoluzionario Fidel Castro. Diventato, nel testo, Miguel, a causa di ragioni politiche, sarà la frequente assenza del futuro presidente a muovere qualcosa in Zazà.

La ballerina si lascerà cullare troppo spesso dalle braccia di Pedro, prima amico e poi “qualcosa in più“, fino all’inaspettato ritorno di Miguel. Scoperta la tresca, questi le spara, costringendola alla fuga. Ferita, Zazà scappa a nuoto nel mezzo di una tempesta.

Le onde sono alte e incessanti, il mare è arrivato a “forza nove” e la ballerina inizia a perdere ogni speranza di sopravvivenza. Morsa da uno squalo perde inizialmente i sensi, ma anche in questo caso riuscirà a salvarsi approdando sulla terraferma.

Questo punto di svolta sarà l’inizio della sua nuova vita, non più fatta di armi ma ancora pregna di vizi e dipendenze.

Zazà apre una casa del piacere e decide di farne da matrona, assumendo 23 mulatte per donare piacere agli stranieri e ai turisti dell’isola. Il suo corpo, però, è irriconoscibile, e la florida bellezza della danzatrice del Barracuda lascerà pian piano spazio allo sfogo di rum e cocaina.

Fidel Castro
Fidel Castro

La censura

Alla luce di quanto descritto, risulterà chiaro il motivo dei tanti “rimbalzi” fra le etichette discografiche. Quelli narrati sono temi caldi, troppo politici e troppo duri per trovare facile pubblicazione nel mondo dei ’70.

La crisi dei missili era appena stata scongiurata a Cuba, e l’Europa si trovava a metà nelle tensioni della Guerra Fredda. Come se non bastasse, la figura della ballerina era fin troppo emancipata per l’opinione pubblica del tempo.

Quelli erano sì gli anni dei Figli dei fiori, ma la vecchia Italia non era ancora pronta per una storia come quella di Zazà. Se già l’adulterio era inaccettabile, che ella fosse sfuggita al proprio dovere coniugale di attesa del marito, e che nel farlo si fosse persino data agli stravizi, era inderogabile motivo di biasimo e censura.

E Maracaibo, in effetti, venne mutilata. Alla sua pubblicazione, avvenuta nel 1981 sotto l’etichetta Carosello, il brano era già stato privato del suo significato più intimo, con il co-protagonista sostituito da un ben più anonimo Miguel.

Nonostante tutto, però, riuscì a raggiungere il successo sperato: Maracaibo divenne un vero e proprio tormentone da discoteca, del quale i giovani non potevano fare a meno.

Destino diverso visse invece Lu Colombo.

Raffaella Carrà, erroneamente ritenuta autrice e voce del brano
Raffaella Carrà, erroneamente ritenuta autrice e voce del brano

Nel vortice dell’anonimato

Tanto d’impatto fu l’approdo di Maracaibo nel mondo della musica leggera da condizionare, per sempre, la carriera della sua autrice.

A un primo momento di ritiro dalle scene, infatti, per Lu Colombo iniziò una seconda vita sul palco, fatta di brani dal trascurabile successo. E se un proverbio nostrano recita che le disgrazie non arrivano mai da sole, la storia di Maracaibo è quanto di più reale a sua conferma.

Quante volte avete sentito il pezzo alla radio? E in quante, di queste, non avreste saputo indicare chi la stava cantando?

Troppo spesso confusa per un’interpretazione delle colleghe Giuni Russo e Raffaella Carrà, forse a causa della ritmica similare, la verità è che nessuno si ricorda di Lu Colombo.

Sono in pochi a conoscere il nome della voce dietro Maracaibo, e ancor meno ne sanno il significato. Una canzone simbolo della lotta femminile per l’emancipazione rischia di essere ricordata come un semplice brano da festa, e l’attivismo di Maria Luisa Colombo, forse, non verrà mai davvero compreso.

Lu Colombo oggi
Lu Colombo, oggi

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