L’Italia della gioventù criminale: lo stivale degli illeciti precoci

di Alessia Giurintano
5 Min.

Giovambattista Cutolo, 24 anni, è stato ucciso con tre colpi di pistola alla schiena a Napoli, all’alba di giovedì 31 agosto. Il motivo del gesto criminale è futile: un parcheggio in doppia fila.

Il killer è un giovane di 17 anni, già noto alle forze dell’ordine e figlio di un pregiudicato altrettanto conosciuto.

Un parcheggio, una colluttazione, gli spari. Il giovane Cutolo indietreggia, cade. E’ così che muore il giovane musicista, all’alba, in pieno centro cittadino per mano di un giovane criminale.

«Volevo solo difendermi, ho avuto paura mi potesse succedere qualcosa. Ho sparato per mettergli paura» ha dichiarato il ragazzo che ha premuto il grilletto una, due, tre volte.

Il gip del Tribunale per i Minorenni di Napoli, Valeria Veschini, ha confermato l’arresto ed emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il ragazzo.

Ora è stato trasferito all’istituto di pena minorile di Napoli a Nisida.

L’italia e il fenomeno del giovane criminale: qualche dato

Milano, Roma, Napoli, Palermo. La cronaca è sempre più nera e i casi sono sempre più cruenti, inquietanti e allarmanti.

Il fenomeno, dai media, sembrerebbe in continuo aumento e inarrestabile. Quanto deve preoccuparci questa situazione?

Sono circa 30 mila all’anno le segnalazioni per reati commessi da minori (Oparazione Openpolis su dati Istat aggiornati al 2021)

Le denunce a carico di ragazzi, in media, superano quelle delle ragazze.

Nella fascia d’età non imputabile (fino a 14 anni) i ragazzi sono il 79% dei denunciati, tra i minori imputabili (14-17 anni) salgono quasi all‘86%.

Tra gli atti illeciti spiccano: vandalismo, furto, spaccio, violenze sessuali e omicidi.

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Giovani devianze e giovani deviati: qual è l’origine delle mele marce?

La devianza corrisponde, in sociologia, a quell’insieme di comportamenti che si allontanano dalle norme sociali, violandole senza ritegno, e che esprimono il bisogno di trasgredire per assumere un’identità all’interno della società.

I ragazzi coinvolti in crimini, tendenzialmente, sono figli di situazioni familiari problematiche, nelle quali si verificano eventi traumatici quali divorzi, separazioni, lutti e abusi.

A questo, si aggiunge la distorta percezione del reale trasmessa dai media e dai social, e l’abbassamento della percezione del rischio.

La società capitalistica e il mondo globalizzato hanno appiattito la capacità etico- morale dell’adulto in primis, incaricato di trasmettere modelli ai piccoli su cui esercita una funzione di cura educativa.

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Prevenzione, contenimento, rieducazione: le basi per un futuro in mano ai giovani

Oggi, il piano di intervento applicabile è pensata a misura del ragazzo e dei suoi contesti di riferimento.

Si interviene sul minore a partire dalla famiglia, per poi muoversi verso la scuola, il lavoro e la società tutta. I soggetti coinvolti in questo piano sono i servizi sociali e la magistratura, prevalentemente.

Il cambiamento del comportamento segue il processo di costruzione e ricostruzione identitaria che l’intervento educativo dovrebbe favorire.

Scopi da raggiungere, progetti cui partecipare, diventano dei dispositivi per cominciare a sperimentare la potenza del cambiamento nell’agire, la concreta possibilità di una prospettiva futura diversa.

Di Alessia Giurintano

Fonti: Il Riformista, Il Mattino, Rai News, Agi, Openpolis, Nuove Frontiere del Diritto


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