Linguaggio di genere: quali sono i tuoi pronomi?

di Alessia Giurintano
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

He/him, she/her, they/them. Il dibattito sui pronomi e il linguaggio di genere nasce negli USA nel 2019, quando il cantante Sam Smith decide di fare coming out e dichiararsi non-binario.

Questo ha scatenato un dibattito, aperto ancora oggi, sull’importanza di un linguaggio inclusivo. L’uso del pronome “loro“, in inglese “they“- in riferimento alle persone non-binarie, potrebbe essere un metodo per allontanare i pregiudizi e impiegare un lessico neutro, condivisibile.

Una necessità che supera la grammatica, almeno italiana, e che la sfida. Una richiesta quanto mai attuale che arriva dai giovani, ma che può insegnare ad un approccio gentile, empatico, inclusivo.

La lingua italiana non ha il genere neutro: il latino era più inclusivo?

Sebbene l’italiano sia una lingua romanza, derivante dal latino, non possiede il genere neutro (che invece il latino ha).

È dunque una lingua binaria, e non a tre valori. L’italiano, nella sua evoluzione progressiva dal latino, ha infatti inglobato i nomi neutri nei due generi.

Eppure, personalità del calibro di Patrizia Violi (linguista e semiologa italiana), già in tempi non sospetti sottolineava:

«Il genere non è soltanto una categoria grammaticale che regola fatti puramente meccanici di concordanza, ma è al contrario una categoria semantica che manifesta entro la lingua un profondo simbolismo

L’infinito singolare. Considerazioni sulla differenza sessuale nel linguaggio, Verona, Essedue, p. 41

Se allora, la lingua italiana prevede l’uso di un maschile universale, la spiegazione va ricercata nel riflesso socio-culturale che questo impiego genera (e viceversa).

L’uso della lingua non riguarda solo la grammatica, la supera, configurandosi come fatto socio-culturale.

Università Ca’ Foscari di Venezia

Linguaggio di genere e genere del linguaggio: ne aveva parlato Luca Serianni

Luca Serianni, autore di molti libri di grammatica utilizzati nelle scuole di ogni ordine e grado (penso a Lingua Comune), sul tema si era già espresso negli anni ’80:

[…] Il nome può essere maschile o femminile. È necessario però distinguere tra genere reale, cioè effettivamente motivato in quanto corrispondente al sesso (maestro-maestra; re-regina; toro-vacca) e genere grammaticale, dovuto a una pura convenzione e privo di corrispondenza nel mondo extralinguistico; solo l’uso e la tradizione linguistica, e non una loro ipotetica “mascolinità” /” femminilità”, stabiliscono che siano maschili pensiero, apice, vestito, orologio e femminili sedie, favola, rete ecc.”.

Quali sono, dunque, le possibilità per un uso inclusivo della lingua?

Linguaggio di genere

*, @, -u, -x, Ə (per il singolare), з (per il plurale). Le proposte che abbondano per lo scritto, non sono applicabili al parlato (desinenze escluse).

In sostanza, l’italiano è una lingua flessiva, in cui il genere ha una funzione distintiva. Il dibattito è ancora aperto, e non si esclude l’introduzione di una nuova categoria morfologica, assumendone consapevolmente però le conseguenze.


Le foto presenti in questo articolo provengono da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo email riportato nella sezione “Contatti” del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore.

Articoli Correlati