Le pensioni degli uomini sono ancora superiori a quelle delle donne

di Mirko Aufiero
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Secondo il nuovo rapporto Inps, gli uomini ricevono pensioni del 38% superiori a quelle delle donne e gli operai hanno un’aspettativa di vita di cinque anni inferiore a quella dei dirigenti

Mercoledì 13 settembre è stato presentato alla Camera il ventiduesimo Rapporto annuale dell’Inps. Dai dati raccolti dall’istituto emergono le grandi differenze ancora presenti in Italia, dal gender pay gap alle diverse aspettative di vita per operai e dirigenti.

Le donne ricevono pensioni più basse

Le pensioni degli uomini sono ancora superiori a quelle delle donne
Tabella 2.1 Rapporto annuale Inps

Per l’Inps, in Italia ci sono 16 milioni di pensionati, di cui 7,7 milioni sono uomini e 8,3 milioni donne. Pur essendo circa il 52% del totale, alle donne è destinato soltanto il 44% della spesa pensionistica, ossia 141,5 miliardi contro i 180 destinati agli uomini.

Per le pensionate l‘importo lordo mensile del reddito pensionistico è di 1.416 euro, mentre per gli uomini è pari a 1.931 euro.

Secondo l’istituto, la differenza di genere negli importi è da ricondurre al fatto che il pensionamento femminile avviene principalmente con la pensione di vecchiaia, mentre quello maschile con quella anticipata. Quest’ultimo, infatti, ha un importo maggiore rispetto a quello di vecchiaia perché le pensioni anticipate sono legate a carriere lavorative più lunghe e remunerative.

Inoltre, circa il 16% delle lavoratrici sceglie di andare in pensione con Opzione donna, che con la legge di bilancio di quest’anno permette di accedere al pensionamento con almeno 35 anni di contributi e 60 di età.

Tale Opzione garantisce importi più bassi del 39,8% rispetto alla media delle pensioni anticipate. I motivi sono sia la minore contribuzione richiesta, sia il fatto che il suo utilizzo è maggiormente diffuso tra le lavoratrici delle classi di reddito più basse (che hanno quindi una minore retribuzione).

5 anni di speranza di vita in meno per gli operai

Come sottolineato nel rapporto, esistono numerosi studi che dimostrano che la mortalità varia a seconda delle caratteristiche individuali e del reddito. I pensionati maschi che appartengono al primo quintile di reddito (ossia il 20% più povero della distribuzione) hanno una speranza di 2,6 anni inferiore rispetto a quelli dell’ultimo quintile (il 20% più ricco).

Tale differenza cresce in base al comparto in cui si è lavorato e alle mansioni ricevute. Raggiunge infine i cinque anni di differenza tra chi era nel Fondo lavoratori dipendenti nel primo quintile e chi era nel Fondo dirigenti (Inpdai) nel quintile più alto . Si tratta di 16 anni di speranza di vita per i primi e di 20,9 per i secondi.

Tra le donne invece si va da un minimo di 19,8 anni per le lavoratrici CDCM (coltivatori diretti e mezzadri), a un massimo di 23,5 anni per le pensionate liquidate in regime di totalizzazione a cumulo.

Età media del pensionamento in crescita

Le pensioni degli uomini sono ancora superiori a quelle delle donne
Grafico 2.3 Rapporto annuale Inps

Negli ultimi anni l’età media con cui si accede al pensionamento, per effetto del decreto “Salva Italia”, è salita sia per gli uomini che per le donne. Per gli uomini si è passati da 62 anni nel 2012 a 64,2 nel 2022, mentre per le donne da 61,3 a 64,7.

La maggiore età media tra le donne è dovuta alla diffusa discontinuità nelle loro carriere, che le porta a raggiungere più tardi i requisiti per la pensione anticipata.

Fonti: Istat, Il Sole 24 Ore, Ansa, Rai News

di Mirko Aufiero


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