Russia, far parte della comunità LGBTQ+ è sempre più pericoloso

Il recente emendamento dichiara "estremista" il movimento LGBTQ+

di Dudnic Radu
4 Min.

Introduzione

Negli ultimi anni, la Russia ha attirato l’attenzione internazionale per le sue politiche restrittive riguardanti i diritti LGBTQ+. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la Federazione russa ha inizialmente adottato alcuni cambiamenti legislativi che hanno rafforzato i diritti delle comunità omosessuali.

Non è però così dal 1999, sotto il regime capitanato da Vladimir Putin, dove l’eredità “positiva” lasciata dai cambiamenti avvenuti negli anni ’90 è stata in gran parte annullata. Le sue politiche e la sua visione hanno fatto leva su leggi che hanno drasticamente limitato i diritti e le libertà della comunità LGBTQ+.

Russia anti LGBTQ+

Nell’ultimo decennio in particolare , la svolta conservatrice della Russia si è consolidata con l’introduzione della legge federale del 2013 che vieta la “propaganda” gay. Questa politica è stata approvata con un voto di 436-0, con solo un deputato che si è astenuto dal voto. Secondo i legislatori russi, le rappresentazioni positive o neutre delle relazioni omosessuali nei media, nella pubblicità, nei libri, nei film e in altre fonti possono essere considerate “propaganda” e pertanto vietate.

La legge vieta la diffusione della “propaganda delle relazioni sessuali non tradizionali” tra i minori. Questa politica è stata estesa nel 2022 vietando la “propaganda di relazioni sessuali non tradizionali” a tutte le fasce d’età. Di fatto questa visione rende illegale equiparare le relazioni eterosessuali e omosessuali, così come la distribuzione di materiale sui diritti gay. Introduce sanzioni pecuniarie per individui e gruppi mediatici trovati colpevoli di violare la legge, così come l’espatrio per i cittadini stranieri.

Il recente emendamento

Recentemente la Corte Suprema russa ha condannato all’unanimità tutte le attività del “movimento LGBTQ internazionale”, classificandole come “estremiste”. La decisione della Corte, presa giovedì 30 Novembre 2023, etichetta come “estremista” il movimento pubblico LGBTQ internazionale e le sue suddivisioni, imponendo il “divieto delle sue attività su tutto il territorio russo”.

La sentenza implica il divieto immediato delle attività del movimento e comporta rischi di denunce penali e imprigionamento per coloro che vi sono collegati. Questo avviene in un contesto di leggi anti-LGBTQ sempre più severe, con il recente divieto di interventi chirurgici per la riassegnazione di genere e l’estensione della proibizione della “propaganda LGBTQ”.

Questo rappresenta un drastico risvolto in una repressione dei diritti LGBTQ durata un decennio in Russia, sotto la guida del presidente Vladimir Putin, il quale ha posto i “valori familiari tradizionali” come fondamento del suo governo. L’udienza si è svolta a porte chiuse e senza alcuna difesa presente, come riportato dai media russi prima della sentenza. I giornalisti sono stati ammessi solo successivamente per ascoltare la decisione sancita.

Russia contro i valori occidentali

Amnesty International ha definito la decisione “vergognosa e assurda”, avvertendo che potrebbe risultare in un divieto totale delle organizzazioni LGBTQ e violare la libertà di associazione, espressione e di assemblea pacifica, portando alla discriminazione. La repressione di Mosca contro gruppi di orientamento liberale si è intensificata dall’invasione russa dell’Ucraina dello scorso anno, con la comunità LBGTQ del paese che ha subito un crescente restringimento dei loro diritti. La classifica di Rainbow Europe ha collocato la Russia al terzultimo posto su 49 paesi europei in termini di tolleranza verso le persone LGBTQ.

I dati

A evidenziare le ripercussioni di queste politiche perdurate negli anni sulla società russa è un sondaggio condotto dal Moscow Times nel 2017. I dati mostrano come nel 2017, l’83% della popolazione considera le persone omosessuali come “riprovevoli”. Fatto che evidenzia un diffuso atteggiamento di omofobia radicato nella società russa.

A sorprenderci però è il progresso che si rivela essere inversamente proporzionale ai valori delle società occidentali. É emerso dal sondaggio condotto su un campione di 1600 individui in 48 regioni russe. La ricerca condotta dal Centro Levada, un’agenzia di sondaggi russa indipendente, ha rivelato che le opinioni sull’accettazione dell’omosessualità sono peggiorate nel tempo.  Mentre nel 1998 “solo” il 68% degli intervistati riteneva inaccettabile il sesso gay, nel 2008 questa percentuale è salita al 76%, raggiungendo infine l’82% nel 2018. Valori che indicano un netto peggioramento nell’attitudine generale verso l’omosessualità in Russia.

di Radu Dudnic


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