La letteratura odeporica: quanti viaggi tra le pagine

di Costanza Maugeri
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 5 Min.

Lo scrittore quando scrive non acquieta le sue parole tra le pagine di un libro, sente la necessità di sconfinare nel reale, di narrarsi, ad esempio, tra il vento, la terra, il mare. Si, stiamo parlando di lei, la letteratura odeporica, la narrazione del viaggio.

odepòrico agg. e s. m. [dal gr. ὁδοιπορικός agg. der. di ὁδοιπορία «viaggio»] (pl. m. –ci), letter. – 1. agg. Che è proprio di un viaggio, che riguarda un viaggio: diario o.; narrazione odeporica2. s. m. Descrizione di un viaggio, resoconto di notizie, esperienze e sim. raccolte durante un viaggio.

Enciclopedia Treccani

L’essere umano si è sempre spostato da un luogo all’altro per ragioni belliche, religiose, pensiamo, ad esempio, alle Crociate o ai pellegrinaggi, o ancora, immaginiamo l’esilio, le scoperte geografiche o i viaggi commerciali. Miliardi e miliardi e ancora infinite gambe, zampe, remi si sono mossi sulla superficie terrestre. E, in maniera naturale, l’individuo ha accompagnato il suo movimento con quello della piuma d’oca, della penna e il colore del mare, della terra al nero dell’inchiostro.

Quanti viaggi! Il rapporto con l’ambiente e l’Altrove

odeporica

La letteratura odeporica vanta uno spettro semantico ampissimo: si va dai viaggi utopici, attraversando il racconto del viaggiatore- scrittore, arrivando ai viaggi ultraterreni (pensiamo, per un secondo, al Sommo Poeta dal naso importante).

Nella letteratura del viaggio è essenziale il rapporto tra narrazione e descrizione che si lega con il binomio “qua”- “là”.

Agli occhi del lettore l’Altrove diventa, necessariamente, il termine di paragone. In tal senso, diventa essenziale il rapporto con l’ambiente narrato che non è solo immagine fisica del luogo, ma, anche, riflesso della visione dell’autore-viaggiatore. Quest’ultimo, infatti, non descrive in maniera neutrale un determinato luogo, ma caratterizza il nuovo usando, però, degli schemi narrativi e stilistici triti e ritriti.

La letteratura odeporica: tra Quattrocento e Cinquecento

Cristoforo Colombo

Tra Quattrocento e Cinquecento la letteratura odeporica vive un picco di produzione, per esempio, il Libretto di tutta la navigatione del Re di Spagna del 1504, prima opera italiana sulla scoperta dell’America. Tale dato è logicamente comprensibile grazie alla proficua stagione di esplorazione e scoperta. Pensiamo alla scoperta del nuovo Mondo della quale Colombo è l’iniziatore nel 1492.

L’uomo viaggiatore, quindi, entra in contatto con concetti essenzialmente nuovi: l’esplorazione, l’esperienza contrapposta a un approccio libresco. La scrittura crescente di relazioni di viaggio e diari di bordo e l’invenzione dalla stampa permettono di diffondere le nuove conoscenze geografiche. La Natura viene percepita come un libro voluto da Dio. Tale caratteristica giustifica l’interesse di indagare, esplorare, tenendo sempre presente il presupposto iniziale.

In ogni caso siamo al principio della scienza moderna. L’uomo si sa muovere all’interno e ai confini della società e ne sa parlare, la sa descrivere. Questa attitudine sarà la base della letteratura del viaggio settecentesca.

La letteratura di viaggio tra Settecento e Ottocento

Grand Tour

Tra Settecento e Ottocento l’esplorazione vive uno slancio, essa diventa osservazione scientifica, caso particolare è il Grand Tour ossia un viaggio per l’Europa intrapreso dai nobili, per lo più giovani.

L’uomo illuminista non si ferma all’idea di “Natura, libro di Dio”, ma lo vuole verificare. Tale verifica dà vita al genere delle relazione di viaggio che si basa, appunto, sulla razionalizzazione e categorizzazione di ciò che si vede. E qui che nasce la scienza intesa come metodo scientifico ed è, infatti, affiancata al termine “modernità”. E se con uno sguardo all’indietro la letteratura settecentesca e ottocentesca raccoglie il Cinquecento, noi, contemporanei, siamo figli di quest’ultima.

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