La direttiva UE sulla violenza di genere fa gridare le donne

di Alessia Giurintano
4 Min.

Torna ad accendere l’animo delle donne (e non solo), la Direttiva Europea relativa alla violenza di genere.

Lo stupro è un rapporto sessuale senza consenso, il quale, infatti, deve essere dato volontariamente, come libera manifestazione della volontà della persona. 

Così si esprime la Direttiva Europea sulla questione della violenza di genere. O almeno, questa era la sua posizione fino al marzo 2022, in linea con la Convenzione di Istanbul. 

Qualcosa sta cambiando, e questo cambio di rotta, ha già provocato una rumorosa reazione. 

L’elemento del contendere e le carte sul tavolo 

È prevista per il prossimo martedì la seduta al tavolo delle decisioni tra i capi di Stato e di governo che si incontreranno a Bruxelles

Figure istituzionali che discuteranno sul tema dello stupro e del consenso, e inevitabilmente di diritti delle donne in relazione al proprio corpo. 

Le aspettative attorno al tema preoccupano, dato che nell’aria si sta diffondendo la sempre maggiore convinzione di un passo indietro.

Un andamento che segnala un forte segnale culturale, ora come ora quanto mai più evidente ed urgente

 Vi sono due obiezioni, una formale e palese, l’altra più sottile e (mal celata):

  • Gli organi istituzionali coinvolti reputano tale tema non in linea con le competenze giuridiche dell’Unione Europea, sollevandosi di fatto dalla responsabilità ;
  • Il reato di stupro è tale nei casi in cui è esercitata violenza/ costrizione o minaccia (di fatto eliminando l’articolo 5 della Direttiva vigente)

“Solo sì è sì”, il grido contro la violenza di genere

Immediata la reazione delle sindacaliste italiane donne, esponenti di Cisl, Cgl, UIL, ma anche delle figure rappresentative dei movimenti femministi del Paese. 

È innegabile che la possibilità della revisione, così sfavorevole, sia un brutto colpo per i diritti delle donne ma non solo. 

La minaccia coinvolge anche gli uomini, facendo dilagare la sempre più radicata idea di un vuoto culturale, un’emergenza. 

In Italia si fa appello alla Meloni, affinché possa intervenire in virtù del suo ruolo e della sua posizione di rappresentanza istituzionale nella Commissione. 

Il ministro per le Pari Opportunità Roccella rassicura, dichiarando che l’Italia è a favore del consenso legato al tema della violenza. 

Si può forse tirare un respiro di sollievo? La cronaca più recente impedisce di farlo. È fattuale. 

Il corpo violato e la violenza di genere: il rosso nel rosa 

Da un lato la subordinazione, il possesso, l’umiliazione; dall’altro la rivendicazione, la libertà, la voce

Il corpo femminile è storicamente attraversato dalla polemica.

Il corpo è antropologicamente involucro, ma anche confine e barriera. 

È l’agglomerato psico-fisico che permette all’individuo di entrare in relazione col mondo degli oggetti e con l’altro, diverso da sé. 

L’attraversamento del confine, il superamento del limite, può essere incontro o scontro. 

Ma quanto ancora sarà necessario lo scontro con l’esterno per far valere il diritto universale alla libertà? 


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