Juventus penalizzata a causa delle plusvalenze: che cosa sono?

di Mirko Aufiero
5 Min.

Cosa sono le plusvalenze? E perché vengono usate dai club calcistici per falsare i bilanci?

È arrivata ieri la sentenza della Corte Federale d’Appello che sanziona la Juventus di 15 punti e i suoi dirigenti con anni di inibizione a causa di plusvalenze fittizie. Assolti invece gli altri 8 club coinvolti: Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara.  

L’inchiesta riguarda le plusvalenze degli anni 2018, 2019 e 2020 e, secondo la Corte Federale d’Appello, il club bianconero avrebbe fatto uso di plusvalenze fittizie per ridurre le perdite nel bilancio, consentendo così al club di operare sul mercato nonostante la posizione fortemente debitoria. 

Verrebbe però da chiederci che cos’è una plusvalenza, e come esse funzionino nel mondo del calcio: vediamolo insieme. 

Cosa sono le plusvalenze 

plusvalenze

Nel mondo dell’economia una plusvalenza è data dalla differenza tra il prezzo di acquisto di un bene e il prezzo a cui viene rivenduto. Al contrario, le minusvalenze si verificano quando il prezzo di acquisto è superiore a quello della vendita.  

Quando di verifica una plusvalenza essa viene messa a bilancio tra le voci in attivo, mentre nel caso di una minusvalenza essa va nelle voci in passivo. 

Per calcolare il costo di un bene però bisogna tenere conto anche dell’ammortamento: esso è un procedimento amministrativo-contabile con cui il costo di un bene viene ripartito nel corso di più esercizi. In questo modo, infatti, il costo di un bene può essere spalmato su più anni, così da renderlo meno gravoso per l’azienda. 

Le plusvalenze nel calcio 

plusvalenze nel calcio

Nel calcio stabilire il valore di un giocatore, e di conseguenza della possibile plusvalenza o minusvalenza, è più complicato. 

Esso viene calcolato sulla base dell’età, delle prospettive di crescita, del rendimento tecnico, dell’integrità fisica, dalla durata del contratto e dall’urgenza da parte del club proprietario del cartellino di vendere. 

La plusvalenza dunque è data dalla differenza tra il valore del giocatore al momento dell’acquisto e il valore dello stesso al momento della cessione (al netto dell’ammortamento). 

Esse rappresentano una delle maggiori fonti di introiti per i club, specialmente per quelli più piccoli. Questi, infatti, non possedendo molte strutture di proprietà e brand forti, devono puntare sulle plusvalenze per far quadrare il bilancio. 

Il modo più semplice di realizzarne una consiste nel rivendere giocatori giovani a prezzi elevati, giustificando la cifra fuori mercato con le potenzialità future del calciatore. 

Un esempio

Analizziamo il caso di un giocatore pagato 10 milioni con un contratto di 5 anni. I dieci milioni verranno iscritti a bilancio per 2 milioni ogni anno di contratto e così “ammortizzati”.

Dopo il primo anno, il “costo storico” del giocatore scenderà a 8 milioni, dopo il secondo anno a 6 e così via. 

Se al secondo anno venisse presentata un’offerta superiore ai 6 milioni, si parlerebbe allora di una plusvalenza. 

Le plusvalenze fittizie 

Cazzullo: troppo denaro nel calcio, sono cifre incompatibili con l'etica e con l'economia - ilNapolista

Può accadere però che i club cerchino di “gonfiare” le plusvalenze per far apparire un patrimonio netto superiore a quello reale. Si parla in questo caso di “doping amministrativo”, reato per il quale venne punito il Chievo Verona nel 2018.  

In questi casi le società si scambiano giocatori, per lo più giovani, data la complessità di stabilirne il valore. Grazie a queste plusvalenze fittizie, infatti, è possibile nascondere le perdite e continuare ad operare sul mercato senza restrizioni. 

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