Ius Soli: cos’è e perché è un tema delicato?

di Emanuele Lo Giudice
5 Min.

In Italia il dibattito sulla cittadinanza continua a fratturare l’opinione pubblica, soprattutto in considerazione dello Ius Soli. Che cos’è?

Ius Soli

Sono anni che in Italia si attende una riforma della normativa che disciplina la cittadinanza, un argomento ancora delicato nel nostro paese. Nelle ultime statistiche, quasi 900mila studenti italiani non hanno la cittadinanza, sebbene gran parte di loro sia anche nata in Italia e vi abbia sempre risieduto (7 su 10 secondo le stime). Nel dibattito concernente la riforma della cittadinanza si inserisce lo Ius Soli, una delle proposte avanzate in Parlamento negli ultimi anni. Assieme allo Ius Culturae e allo Ius Scholae, lo Ius Soli è stato a lungo affossato, non solo in sede istituzionale, ma anche nel dibattito politico, dove in tanti ne rifiutano l’idea, talvolta anche senza sapere di cosa si parla.

In attesa di una riforma – che non sembra per ora arrivare – vediamo di che cosa si tratta e quali sono le differenze con le altre proposte.

Ius Soli: di che parliamo?

Con Ius Soli, in italiano “legge del suolo”, si intende tutta la normativa che disciplina l’acquisizione della cittadinanza da parte di un soggetto che nasce sul suolo di un determinato paese. Tale diritto si acquisisce automaticamente con la nascita su un dato territorio. Questo perché non si tiene conto della cittadinanza dei genitori del nascituro, ma solo del luogo in cui la nascita è avvenuta. Presente in Argentina, per esempio, in Italia lo Ius Soli è ancora una lontana speranza. Lo è soprattutto per tutti quei giovani nati in Italia da genitori stranieri senza cittadinanza italiana (per loro volontà o meno).

In Italia, infatti, vige lo Ius Sanguinis, ossia l’acquisizione della cittadinanza in base al possesso di essa da parte dei genitori. Se il nascituro ha genitori senza cittadinanza italiana, sebbene nato in Italia, non acquisisce automaticamente la cittadinanza. La acquisisce per richiesta una volta compiuti i 18 anni (la richiesta va presentata entro un anni dalla maggiore età). Lo Ius Sanguinis è esclusivamente ancorato alla discendenza o alla filiazione.

In realtà uno Ius Soli esiste nella legge 91 del 1992, sebbene si applichi solo a determinati casi. La cittadinanza “dal suolo” si acquisisce infatti solo se i propri genitori sono apolidi, sono ignoti o se non possono trasmettere la propria cittadinanza per la legge del Paese di provenienza. La legge 91 disciplina, inoltre, le modalità di richiesta per acquisire la cittadinanza, dunque per matrimonio o per residenza.

Un tema ancora delicato

Lo Ius Soli è ad oggi ancora un tema molto delicato in Italia, soprattutto a livello politico, dove lo scontro tra chi supporta e chi rifiuta tale riforma si fa sempre più ampio. La richiesta avanzata vuole l’approvazione di uno Ius Soli “incondizionato”, dunque che si applichi al nascituro a prescindere e senza condizioni alcune. È tale incondizionalità che crea scontro a livello istituzionale. Gran parte delle forze politiche preferisce infatti che tale diritto rimanga limitato e soggetto a condizioni.

Accanto allo Ius Soli, tra le proposte avanzate vi è anche lo Ius Scholae. Questo comporta l’acquisizione della cittadinanza per i minorenni nati o arrivati in Italia prima dei 12 anni e che vi abbiano frequentato 5 anni di studio in modo regolare. Lo Ius Scholae risulta più ampio dello Ius Culturae, sebbene differiscano di poco. Il secondo prevede l’acquisizione della cittadinanza solo da coloro nati in Italia che abbiano concluso 5 anni di studio regolare. Lo Ius Scholae apre invece anche a chi non è nato in Italia, ma vi è giunto successivamente. L’acquisto della cittadinanza non è ovviamente automatico, bensì soggetto a richiesta da parte del genitore.

Tutti i progetti, per ora, si sono arenati e si sono conclusi in un nulla di fatto. La speranza che vengano ripresi e discussi rimane presente però tra le fazioni politiche che li hanno richiesti.

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