Iran, centinaia di studentesse avvelenate a scuola

di Mirko Aufiero
3 Min.

Dalla fine di novembre centinaia di studentesse iraniane hanno riportato sintomi di avvelenamento: cosa è successo?

I casi tra le studentesse

Iran, altre studentesse avvelenate a scuola

Centinaia di studentesse iraniane di oltre quattordici scuole femminili negli ultimi mesi hanno riportato sintomi di avvelenamento, tra cui nausea, mal di testa, tosse e difficoltà respiratorie.

I primi sintomi si sono verificati dopo essere state a scuola, dove in alcuni casi era possibile sentire degli strani odori nelle classi. In molti casi sono stati necessari brevi ricoveri in ospedale, al termine dei quali tutte le ragazze sono sopravvissute.

Il governo iraniano in un primo momento aveva descritto i casi di avvelenamento come “non confermati“, ma nelle ultime settimane, a seguito delle proteste delle famiglie delle giovani, il viceministro della salute Younes Panahi ha confermato che gli avvelenamenti sono stati intenzionali.

Colpa del governo?

Secondo i media locali i responsabili sarebbero dei gruppi di estremisti religiosi, i quali vorrebbero vietare alle donne di accedere a scuola come fatto in Afghanistan dai talebani, ipotesi confermata dallo stesso Younes Panahi.

Fino ad oggi i casi di avvelenamento registrati ammontano a più di 400, ai quali vanno aggiunti i 35 nuovi casi dell’ultima settimana, verificatisi nella scuola superiore di Khayyam di Pardis, vicino a Teheran.

Iran studentesse

I primi casi si sono verificati nella città santa di Qom, distante 160 chilometri da Teheran, sede di molte istituzioni religiose e di seminari per gli studi teologici sciiti. In seguito, essi si sono espansi a macchia d’olio nel paese, raggiungendo Teheran, Borujerd e Ardebil.

Non sono ancora chiare le cause degli avvelenamenti, tuttavia, Panahi ha dichiarato che probabilmente a causarli sono stati dei “composti chimici disponibili per un uso non militare”, probabilmente agenti organofosfati usati nei pesticidi agricoli.

Nonostante il governo abbia individuato alcuni gruppi estremisti come responsabili, c’è chi sostiene che il regime di Khamenei sia direttamente coinvolto. Fra questi c’è Masih Alinejad, attivista iraniana per i diritti umani, la quale ha dichiarato al Guardian:

“Credo che questo attacco chimico sia una vendetta da parte della Repubblica Islamica contro le donne coraggiose che hanno rifiutato l’obbligo di indossare l’Hijab. Io lo definisco terrorismo biologico, e le Nazioni Unite dovrebbero investigare”.

Scritto da Mirko Aufiero


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