Iran, attiviste LGBTQ+ condannate a morte per “promozione” dell’omosessualità

di Costanza Maugeri
3 Min.

La 31enne Zahra Sedighi-Hamedani e la 24enne Elham Chobdar sono state condannate a morte dal Tribunale di Orumiyeh nella provincia dell’Azerbaijan in Iran, accusate di “corruzione sulla Terra attraverso la promozione dell’omosessualità”.

Una sentenza assurda per due ragazze che stavano cercando di sensibilizzare sulla libertà di amare in un Paese in cui l’omosessualità è reato, punito con la pena capitale.

L’incubo di Zahra ed Elham

L’incubo delle due ragazze iraniane ha avuto inizio il 31 Ottobre 2021.

Zahra è stata arrestata il 27 Ottobre scorso mentre cercava di oltrepassare il confine per chiedere asilo politico in Turchia ed è accusata di traffico di donne iraniane. E’ stata in isolamento per 53 giorni subendo continuamente insulti e minacce.

Elham ha subito l’arresto il 16 Gennaio scorso ed è stata condannata per promozione dell’omosessualità e del cristianesimo attraverso i canali mediatici anti-iraniani.

Foto di Romy Arroyo Fernandez/NurPhoto via Getty Images

Cosa recita il codice penale iraniano in merito all’omosessualità?

Articoli 114-119. “Sono puniti con la pena di morte coloro che, raggiunta l’età adulta, compiono atti “sodomitici” per la quarta volta consecutiva“.

Articoli 121-122. La pena di morte è prevista per colui che esercita il ruolo di passivo per la quarta volta consecutiva. Per coloro che esercitano il ruolo di attivo (salvo il caso di stupro, sia etero che omosessuale) sono previste invece circa 100 frustate. Stessa quantità di frustate per coloro che “si massaggiano o si sfregano cosce e natiche a vicenda”, giungendo alla pena di morte alla quarta infrazione.

Articoli 123 e 124. Se due uomini “stanno nudi uno sull’altro senza nessuna necessità” sono puniti entrambi fino a 99 frustate e se un uomo “bacia un altro con lussuria” la punizione è di massimo 60 frustate.

Il lesbismo tra donne adulte è punito con 100 frustate, e dopo la quarta infrazione è prevista la pena di morte.


Scritto da Costanza Maugeri

La foto di Zahra Sedighi Hamedani è di Amnesty International

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