I sospiri del mio cuore (1995) di Miyazaki | recensione

di Emanuele Fornito
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 5 Min.

Nono lungometraggio animato firmato Studio Ghibli, I sospiri del mio cuore è tratto dal manga Sussurri del cuore di Aoi Hiiragi. Il film, diretto da Yoshifumi Kondō e scritto da Hayao Miyazaki, segue la storia di Shizuku, una giovane ragazza alle prese con un grande sogno, la scuola e un grande, misterioso, amore.

Le coincidenze nel “mondo” di Miyazaki

Ambientato nella Tokyo del 1994, la narrazione gioca sin dall’inizio sulla forza che le coincidenze hanno sul susseguirsi degli eventi della vita, i quali, a volte, sembrano quasi destinati ad accadere. Come sempre, il regista e animatore giapponese riesce a creare una storia che eleva il sentimento umano ad una dimensione fantastica, permettendo allo spettatore di guardare il mondo quasi con gli occhi di un bambino. Ed è così che la protagonista vive la sua storia con Seiji, dal quale è “stregata” ancor prima di conoscerlo.

Miyazaki

La magia negli occhi del regista

Tutto, ne I sospiri del mio cuore, assume un alone magico. Miyazaki e Kondō, infatti, riescono a rendere incantevoli anche sequenze apparentemente “semplici”, come i viaggi di Shizuku in metro, le panoramiche su Tokyo, o ancora l’inseguimento di un gatto che attira l’attenzione della protagonista, il tutto sulle note di Take Me Home, Country Roads. Come anticipato, lo spettatore viene riportato in una dimensione infantile, in cui i modi di percepire la realtà sono nettamente diversi dalla dimensione adulta. In un certo senso, si riesce a cogliere l’invito di preservare sempre una tendenza positivamente puerile, in grado di esaltare la propria sensibilità umana ed i propri sentimenti.

Miyazaki

L’amore tra passato, presente e futuro

La storia raccontata è, appunto, una storia d’amore, la quale non si limita al presente o ai soli due protagonisti. Gli autori decidono infatti di esplorare i sentimenti che si celano dietro gli amori persi e mai dimenticati, come nel caso del nonno di Seiji e la sua Louise, separati dalla guerra e mai più ritrovati, e dietro gli amori futuri, come nel caso di Shizuku e Seiji stessi. Tuttavia, ciò che viene messo maggiormente in risalto è la capacità dell’uomo di dare sfogo, grazie all’amore, alle sue capacità irrazionali e creative più forti, caricando di magia tutti quegli eventi, anche negativi, che caratterizzano la vita. Se da una parte ciò spiega la volontà di Miyazaki di rendere Seiji un artigiano violinista (rispetto al ruolo di pittore che ha nel manga), dall’altra, alla fine del film, spiega i significati delle coincidenze, le quali riempiono la vita di suggestione e meraviglia.

Miyazaki

Il rapporto con il fantastico e la genuinità del sentimento

Ciò che I sospiri del mio cuore lascia nello spettatore al termine della visione è naturalmente un insieme di sentimenti. La scelta di unire reale e fantastico permette infatti di raggiungere delle vette emotive davvero elevate che, unite all’aspetto strettamente umano, donano un connubio fiabesco. Inoltre, il film ha in sé una forte componente didascalica. Gli autori, infatti, ci insegnano, attraverso le storie dei due protagonisti, l’importanza dei propri sogni nella vita, e di quanto il loro perseguimento sia strettamente legato all’avere accanto una persona capace di dare tutto il proprio amore e sostegno. Come sempre, Miyazaki riesce a creare un film profondamente umano in cui tutti possano riconoscersi, e sognare.

Miyazaki

Scritto da Emanuele Fornito


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