I bestiari medievali: opere didattico-morali espressione di un’epoca

di Costanza Maugeri
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

Sul Medioevo è marchiato a fuoco un pregiudizio: superstizione, violenza e ignoranza. Il Medioevo è un lunghissimo arco cronologico e storico che, come è logico pensare, ha le sue luci e le sue ombre.

Esso non ha, sicuramente, il dominio della scienza e della tecnica che appartiene a noi contemporanei, ma d’altro canto, non possiamo permetterci di elevarci a maestri di morale perchè nel mondo odierno che conosce lo Stato di diritto, in non poche parti del mondo, i diritti e la libertà degli esseri umani vengono calpestati.

In ogni caso, ciò che noi chiamiamo superstizione o deliberata attribuzione di significati “ulteriori” a ciò che ci circonda, mi piace immaginarla come la naturale tensione dell’essere umano verso la conoscenza, incastrato nell’ignoranza, cerca disperatamente di evadere. L’uomo medievale, forse, non conoscendo, immagina. Noi, invece, conoscitori della scienza, abbiamo perso questa facoltà. Questo fattore si lega, inoltre, a una cultura saturata dall‘esperienza religiosa. La Natura come libro di Dio.

I Bestiari medievali: espressione di una visione del mondo

the aberdeen bestiary

I Bestiari sono opere didattico-morali che ricalcano l’idea della natura come custode di verità profonde.

In tal senso, anche, gli animali presentati in queste opere vengono associati a determinate proprietà, significati, virtù e vizi. Le bestie, quindi, sono simboli, allegorie del disegno divino.

I Bestiari latini e medievali traggono le origini dal Physiologus greco scritto nel II secolo ad Alessandria d’Egitto. Da esso derivano le versioni latine, come è facile immaginare. esse non sono altro che testi sconnessi e poco organici che, per tale motivo, hanno subito numerose variazioni.

Fonti di base per tutta la tradizione sono Aristotele, Plinio (La Storia Naturale), Solino, Eliano e Isidoro di Siviglia. Tutto il materiale testuale che si articola da questi testi è copia di copia, ciò significa che il nucleo tematico è sostanzialmente identico.

Ma quale è, allora, il più antico bestiario volgare? Il testo è di Philippe de Thaon, del secolo XII. Al secolo seguente sono datati, invece, tre bestiari in volgare francese, i quali autori sono Guillaume le Clerc, Gervaise, Richard de Fournival.

Al XIII secolo appartiene l’archetipo ossia l’originale perduto del Bestiario Toscano, conservato in 12 manoscritti redatti tra il XIV e XV. La sua fonte principale è un testo latino simile al De Bestiis di Ugo di S. Vittore.

Quali creature vivono nelle pagine dei bestiari?

Ad affollare le pagine dei bestiari una moltitudine di creature benefiche e non, reali e mitiche.

Gli gnomi, i nani e gli elfi, ad esempio, devono la loro esistenza all’immaginario Nord Europeo. Quest’ultimi sono figure benefiche dotate di grande saggezza o di un particolare spirito guerriero.

Un esempio celebre dei bestiari è l’unicorno, un animale che viene immaginato come un cavallo con un corno in fronte. Il suo corno è venduto come prodotto di lusso, triturato e utilizzato come elisir di giovinezza. In realtà si tratta di corni di tricheco o narvalo.

I mostri, ad esempio, venivano percepiti con accezione neutra. Essi non erano malvagi, ma sicuramente pericolosi. L’esempio, per antonomasia, i draghi. Quest’ultimi entrano nell’immaginario dell’essere umano con greci e fenici. Il cristianesimo, però, dà loro l’incarnazione del diavolo. Essi, però, rappresenta anche il potere.


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