Harry a Pezzi (1997): La frammentazione psicologica dello scrittore

di Michele Ponticelli
5 Min.

Trama

Harry Block uno scrittore che abita a New York, arrivato ad una matura età vorrebbe mettere ordine all’interno della sua vita, ogni volta che prova a sistemare un qualcosa, ricasca in qualche situazione stravagante. I suoi romanzi hanno sempre una forte componente autobiografica e perciò alla sua crisi personale fa seguito anche un blocco creativo (d’altronde nel film afferma che in tutta la sua vita non aveva mai avuto un blocco dello scrittore). Arriverà presto un occasione sua di riscatto cioè una premiazione effettuata dalla sua vecchia università, ma si vedrà che questa cerimonia non assomiglierà per niente ad una premiazione

Recensione

Frame tratto da Harry a Pezzi (1997) diretto da Woody Allen

Film del 1997 “Harry a Pezzi” (o meglio “Deconstructing Harry” il titolo originale rende meglio l’idea delle intenzioni del regista) ci parlai della frammentazione dell’io di Harry Block, uno scrittore ebreo ormai in età avanzata, che sta vivendo un periodo di crisi sia personale che creativa. Lo fa attraverso scelte narrative, battute e confessioni che esplorano i legami che ha instaurato tanto con personaggi reali quanto con personaggi frutto della sua fantasia da scrittore. La critica si è divisa su questo film: molti fanno un parallelismo tra il capolavoro 8 ½ di Federico Fellini, dicendo che per l’appunto Deconstructing Harry è L’8 ½ di Woody Allen, mentre altri vedono questo film come una sorta di mezzo usato da Allen per smontare il personaggio fisso che si è creato il famoso regista e interprete. Harry a pezzi è un film importante all’interno della filmografia Alleniana proprio perché segna un punto di passaggio, unendo la comicità “grezza” dei suoi esordi con tematiche che svilupperà ulteriormente andando avanti con la sua carriera (come ad esempio la psicoanalisi, la ricerca delle origini, il timore per il futuro). Vediamo inoltre alcuni divi di Hollywood mettere in gioco le proprie maschere e non riuscire a riconoscersi: ne è un esempio Robin Williams, che nel film viene “sfocato” (quasi come se Allen avesse “profetizzato” la sua prematura morte).

Woody Allen e Robin Williams sul set di Harry a Pezzi (1997)

Harry Block ammette che usa i libri che scrive per regolare i propri conti con il passato (ex mogli e amanti, genitori, cognato e sorella “professionalmente ebrei”). Infatti nei sui libri si sottopone ad una feroce autocritica, come se fosse lo psicoanalista di sé stesso. Inoltre vediamo come la narrazione della pellicola all’inizio si riesce a seguire normalmente, per poi mutare ed arrivare ad un punto in cui non si riesce più a distinguere quello che si vede tra flashback, allucinazioni e trascrizioni dei suoi testi. Per poi capire verso la fine, che il film non è altro che la descrizione della nascita del libro che Harry inizia a scrivere verso il termine del film. Allen con questo film decide di affrontare di petto le accuse mossegli dall’America, modellando un personaggio che rispecchi perfettamente tutti pensieri che americani hanno su di lui. Infatti, citando un’ articolo di “L’Espresso” di Alessandra Levantesi del 5 febbraio 1998:

Affronta direttamente le accuse mossegli dal perbenismo americano, crea un protagonista sessuomane e lascivo modellato su quanto molti americani pensano di lui; ed esprime tutte le critiche (non l’ironia, la critica dura) che lui rivolge alla bigotteria anche ebraica.

Intervallato anche da diverse sequenze oniriche che omaggiano implicitamente il maestro Fellini (fonte di perenne ispirazione per il regista), Harry a Pezzi è un opera che può appagare la fame sia di un novizio spettatore che la costante ricerca di opere di un certo spessore dei veterani del mondo cinematografico. È un film 100% Alleniano decorato dal suo ormai conosciutissimo (e spesso anche criticato) umorismo pungente ed irresistibile, un film che Allen sembra abbia girato prima per sé stesso che per gli altri, un viaggio all’interno della fantasia e delle memorie del protagonista. Un pilastro all’interno della carriera del regista e sceneggiatore 4 volte premio oscar, insomma un film da vedere assolutamente.

Scritto da Michele Ponticelli


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