Gli Stati Uniti potrebbero sanzionare un’unità dell’esercito israeliano

di Mirko Aufiero
7 Min.

Si tratta del battaglione ultraortodosso Netzah Yehuda, accusato di violazioni dei diritti umani in Cisgiordania

Per la prima volta gli Stati Uniti potrebbero sanzionare un battaglione dell’esercito israeliano (IDF) per aver violato i diritti umani nella Cisgiordania occupata. La notizia arriva dal Axios, a cui fonti statunitensi hanno dichiarato che è previsto entro pochi giorni l’annuncio da parte del segretario di Stato Antony Blinken.

Le sanzioni riguardano il battaglione di fanteria “Netzah Yehuda” (Giudea per sempre), un’unità speciale dell’IDF creata per gli ebrei ultraortodossi nel 1999. Il battaglione è composto da soli uomini – per lo più giovani coloni di estrema destra – e nel corso degli anni ha operato prevalentemente in Cisgiordania.

Qui, gli uomini del battaglione sono stati coinvolti in diversi casi di violenza contro i civili palestinesi, che hanno allertato gli Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato statunitense ha iniziato a indagare su Netzah Yehuda già dal 2022, e l’amministrazione Usa ha più volte criticato l’unità dell’IDF.

Le accuse dagli Stati Uniti

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:IDF_2024-04-14_08-02.jpg https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/db/IDF_2024-04-14_08-02.jpg  / IDF Spokesperson's Unit Stati Uniti sanzioni Israele

Uno dei casi più noti riguarda la morte di un 78enne palestinese-americano, Omar Assad, deceduto nel 2022 dopo essere stato fermato ad un posto di blocco. Dall’autopsia è emerso che Assad aveva problemi di salute pregressi, ma a causarne l’arresto cardiaco sarebbe stata una «violenza esterna».

Come riporta AP, sono stati trovati «lividi sulla sua testa, rossore sui polsi per essere stato legato e sanguinamento nelle palpebre per essere stato ben bendato».

Un altro caso riguarda le accuse secondo cui membri del battaglione avrebbero torturato e violentato un ragazzo palestinese, accusato di aver lanciato sassi e molotov.

In risposta alle critiche statunitensi, Netzah Yehuda è stato spostato prima nel nord del Paese – presso le alture del Golan – e in seguito al confine con la Striscia di Gaza. Tuttavia, l’IDF si è rifiutato di procedere penalmente nei confronti dei soldati coinvolti nella morte di Assad per «l’impossibilità di collegare direttamente la sua morte alle azioni dei soldati».

Contro i militari coinvolti sono stati adottati solo provvedimenti disciplinari. Due ufficiali sono stati riassegnati a ruoli non di comando e un terzo è stato rimproverato. L’IDF ha commentato la vicenda affermando che «è stato un evento grave e sfortunato, derivante dal fallimento morale e dalla scarsa capacità decisionale da parte dei soldati».

Le possibili sanzioni

La spinta verso le sanzioni arriva da un comitato di funzionari del Dipartimento di Stato statunitense, l’Israel Leahy Vetting Forum. Il comitato è composto da esperti di Medio Oriente e diritti umani, che premono per l’applicazione della “legge Leahy”.

Si tratta di una legge del 1997 che impone di interrompere l’assistenza a unità militari o di polizia di Paesi stranieri che sono credibilmente accusati di violazioni dei diritti umani. La sua applicazione è stata chiesta anche dallo stesso Vermont Patrick Leahy, redattore della legge:

«La legge non è stata applicata in modo coerente, e ciò che abbiamo visto in Cisgiordania e a Gaza ne è un chiaro esempio. Per molti anni ho esortato le successive amministrazioni statunitensi ad applicare la legge in quel paese, ma ciò non è avvenuto».

Come riportato da ProPublica, secondo i funzionari del Dipartimento di Stato l’inerzia di Blinken minerebbe le critiche di Biden a Israele. Di fatto, farebbe intendere agli israeliani che al di là delle critiche a parole, gli Stati Uniti non sarebbero disposti ad agire concretamente.

Negli ultimi giorni tuttavia gli Stati Uniti sembrano aver cambiato passo. Tre fonti statunitensi hanno dichiarato ad Axios che Blinken annuncerà le sanzioni entro pochi giorni, e lo stesso Blinken ha confermato di aver preso una decisione in merito.

Le sanzioni – come previsto dalla legge Leahy – vieteranno al battaglione di ricevere qualsiasi tipo di assistenza o addestramento militare statunitense. Nonostante ciò, funzionari statunitensi hanno dichiarato a ProPublica che esistono modi per attenuarne l’impatto.

Tra questi, Israele potrebbe acquistare armi dagli Stati Uniti e consegnarle alle unità sanzionate. In ogni caso, riporta ProPublica, le sanzioni sarebbero un potente atto simbolico.

La reazione israeliana

Il probabile arrivo di sanzioni verso Israele è stato duramente criticato dal premier Netanyahu e da altri membri del gabinetto di guerra.

Sul suo profilo X, Bibi – come è soprannominato Netanyahu – ha scritto:

«In un momento in cui i nostri soldati combattono i mostri del terrore, l’intenzione di imporre una sanzione a un’unità dell’IDF è il massimo dell’assurdità e un basso livello morale. Il governo da me guidato agirà con tutti i mezzi contro queste mosse».

Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit e ministro della Sicurezza nazionale, ha invece commentato:

«Le sanzioni contro i nostri soldati sono una linea rossa! Il ministro Gallant deve immediatamente appoggiare Netzah Yehuda. In caso contrario, li accoglieremo come grandi eroi».


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