Gianni Rodari: il custode della nostra infanzia

di Costanza Maugeri
10 Min.

Il 23 Ottobre 1920 nasce, cullato dalle acque del Lago D’Orta, Gianni Rodari. Un essere umano che fa dei bambini i suoi più grandi maestri, proprio loro, che insegnano l’arte della libertà e della purezza senza conoscerne il significato.

Sono molti a definirlo “lo scrittore dei bambini“, in realtà, è il custode delle parole che narrano il pianto primordiale a principio della nostra esistenza.

Rodari conosce, per la prima volta, il dolore proprio durante quell’infanzia che tanto ama, di cui scrive e che studia in tutte le sue sfumature da bambino, infatti muore suo padre e sua madre lo iscrive ad un seminario. Un ‘educazione rigida, senza dubbio, ma in questo periodo viene piantato in lui il primo semino di poesia tra le letture di Montale, Dostoevskij, Tolstoj e il primo approccio alla penna.  

Gianni Rodari

Rodari: un’animo politico

Rodari

Ancora prima di raggiungere la maggiore età ha già modellato il suo pensiero politico. L’antifascismo fa rima con libertà. Si perde nelle parole di Marx, Gramsci, Collodi e Montale. Dopo aver conseguito il diploma di maestro, nel ’44 diventa partigiano nella 121esima brigata d’assalto garibaldina Walter Marcobi e vive clandestinamente.

Dopo la guerra…

Dopo la seconda guerra mondiale inizia a scrivere per “L’Unità” e i suoi testi iniziano a circolare tra gli intellettuali milanesi.

Si dedica, con anima e corpo, alla ricerca nel campo pedagogico. La redazione de La Domenica dei Piccoli, la direzione del Pioniere, e Paese Sera lo consacrano come lo scrittore per bambini, Una figura che dà troppo fastidio alla politica e alla Chiesa. Egli subisce, infatti, una scomunica e i suoi libri verranno bruciati sui sagrati.

La visione pedagogica di Rodari

Rodari

La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.

L’uomo che sussurra ai bambini. Sa parlare con loro come nessun altro. Al centro del percorso educativo, nella sua visione pedagogica, c’è il bambino e il gioco, mezzo primario di apprendimento e crescita.

Rodari insegna ai bambini, ma, prima di tutto, impara da loro: un uomo puro nel quale non vive pregiudizio, ma solo ascolto di una realtà che ,forse, ha compreso troppo bene, spiegandola ai bambini tra le righe di un racconto mai banale:  Filastrocche in cielo e in terraIl libro degli errori, le Favole al telefono.

La fabia è, in tal senso, al centro del suo progetto educativo: allena il bambino ad andare oltre, fantasticare. Tale attività mentale non è vuota, essa permette agli adulti del domani di immaginare un mondo migliore e a lottare per esso.

Gianni Rodari comprende quanto sia essenziale educare i bambini alla libertà di pensiero per rendere il mondo, un posto più accogliente per tutti noi.

È difficile fare
le cose difficili:
parlare al sordo
mostrare la rosa al cieco.

Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi.

Parole per giocare (1979)

Un successo spezzato

Gianni Rodari diviene famoso anche oltre i confini nazionali, le sue opere vivono vivaci traduzioni. Nel 1970 vince il prestigioso premio Hans Christian Andersen, considerato il Nobel per la letteratura dell’infanzia. Muore a sessant’anni a causa di una malattia. La moglie Maria Teresa Ferretti che ha sposato il 25 Aprile del 1953

così mi sentirò libero di andarmene

gli rimane accanto fino all’ultimo respiro.

Il ruolo centrale della parola in Gianni Rodari

Abbiamo visto, nei paragrafi precedenti, quanto valore da Rodari alla fiaba, alla fantasia, ma esse si alimentano grazie alla parola. Essa diventa nella penna tra le sue dita, strumento di giochi linguistici. In tal senso, si potrebbe percepire identità tra l’uso delle parole e l’attività ludica.

Una parola può generare una storia perché mette in movimento tratti della nostra esperienza, del nostro vocabolario, del nostro inconscio. Mette in movimento le nostre idee, la nostra ideologia

Rodari, 1992

La parola diviene, quindi, terreno di sperimentazione, di libertà. Il “binomio fantastico“, ad esempio, getta sul campo due parole estranee e dalla loro lotta esplode l’immaginazione.

Si prendano due parole a caso […] Si gettino ora le due parole l’una contro l’altra e si osservino le varie combinazioni, si afferrino i suggerimenti espressi dal loro occasionale duello. Prima o poi le due parole non mancheranno di disporsi in modo da fornire l’immagine iniziale, il nucleo di una favola”. Ed ecco allora che da pianta e pantofola potrà nascere una pianta delle pantofole. A questo punto preciso la favola è già nata, e basterà che il narratore sviluppi a suo talento, e secondo il suo temperamento, l’immagine iniziale

Rodari, 1982

“Ci vuole un fiore” di Rodari ed Endrigo

Colonna sonora della nostra infanzia “Ci vuole un Fiore” è una poesia di Gianni Rodari, musicata da Sergio Endrigo e Luis Bacalov. Pubblicata nel 1977 nella raccolta dal titolo omonimo.

La poesia si apre con queste parole:

Le cose di ogni giorno raccontano segreti

a chi le sa guardare ed ascoltare

Questa canzoncina possiede, oggi più che mai, un significato importante. L’essenziale rapporto armonico tra essere umano e natura.

Ogni cosa proviene dalla natura e ritorna ad essa, con un salto metaforico, il principio di ogni cosa è il fiore. Esso è emblema della bellezza e della delicatezza della Natura che siamo tenuti a rispettare.

Un concetto che, forse, dovrebbe essere chiaro agli adulti, ma che non lo è. E ancora una volta il bambino, con la sua dolcezza e la sua innocenza, ci canta un insegnamento di vita, divenendo il più saggio tra i nostri maestri.

Per fare un tavolo ci vuole il legno
Per fare il legno ci vuole l’albero
Per fare l’albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole il fiore
Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore
Per fare un tavolo ci vuole un fiore

Per fare un tavolo ci vuole il legno
Per fare il legno ci vuole l’albero
Per fare l’albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole il fiore
Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore
Per fare un tavolo ci vuole un fiore

Per fare un fiore ci vuole un ramo
Per fare il ramo ci vuole l’albero
Per fare l’albero ci vuole il bosco
Per fare il bosco ci vuole il monte
Per fare il monte ci vuol la terra
Per far la terra ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare un fiore ci vuole un ramo
Per fare il ramo ci vuole l’albero
Per fare l’albero ci vuole il bosco
Per fare il bosco ci vuole il monte
Per fare il monte ci vuol la terra
Per far la terra ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore

Per fare un tavolo ci vuole il legno
Per fare il legno ci vuole l’albero
Per fare l’albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole il fiore
Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore

Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore

Oggi ricordiamo Gianni Rodari, colui che, forse, ci ha reso un po’ più esseri umani.

di Costanza Maugeri


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Fonti: Enciclopedia Treccani, Libreriamo, Metropolitan Magazine. Storica. National Geographic.

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