Food for Profit, dal Parlamento Europeo alla Rai

di Alessia Giurintano
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 6 Min.

Food for Profit, il docu-film inchiesta di Giulia Innocenzi e Pablo d’Ambrosi arriva domenica sulla rete pubblica.

Sarà trasmesso in anteprima sulla Rete Pubblica, al terzo canale, nel programma Report, domenica 5 maggio, in prima serata.

Lav, Lega Anti Vivisezione, ha contribuito alla realizzazione del prodotto, coordinando e prendendo parte alle inchieste negli allevamenti intensivi tra l’Italia e l’Europa.

Frutto di un lavoro durato cinque anni, e che ha toccato l’Italia, la Spagna, la Germania e il Belgio; dal grande schermo passerà al piccolo. Non solo, il docu-film sarà disponibile anche sulla piattaforma Raiplay.

Visionato per la prima volta nella sede di Bruxelles del Parlamento Europeo, dagli organi istituzionali passa al pubblico italiano.

Food for Profit fa polemica: cosa raggiunge davvero le nostre tavole?

Questo prodotto lega insieme animali e potere. Carne, lobby e istituzioni sono infatti intrecciate in un groviglio di interessi che – e si vede ampiamente nel documentario – genera un circolo di sofferenza e orrore.

Le pratiche fuori normativa attuate negli allevamenti intensivi, vengono mostrate senza censura. Tuttavia lo spettatore è informato del contenuto attraverso un Trigger Warning che precede la visione.

Gli allevamenti intensivi rappresentano un problema non solo dal punto di vista etico-morale, ma anche ambientale. Responsabili dell’inquinamento delle acque, dell’aria e del suolo, minacciano anche la biodiversità.

Da un video di LAV

Crollano le maschere di alcuni europarlamentari: le conseguenze del prodotto

Si tratta di Paolo De Castro, Ministro dell’Agricoltura e vicepresidente vicario della Commissione Agricoltura sempre a Bruxelles.

Dopo quindici anni di attività, dichiara l’intenzione di mettere fine al suo percorso politico. Lo scrive sui suoi canali social, dopo l’uscita di Food for Profit nelle sale e la querela agli autori:

È stato un onore combattere per la difesa della nostra agricoltura, del nostro agroalimentare, del nostro Made in Italy. La mia attività di tutela di questo straordinario settore tuttavia non finirà con i miei tre mandati da europarlamentare; sono pronto a impegnarmi in nuove sfide professionali al fianco del settore a tutela degli interessi del sistema Italia.

Scrive sui suoi profili social, dichiarazione che commenta poi Giulia Innocenzi così:

Dopo 15 anni di onorata carriera al Parlamento europeo, Food for Profit ha dimostrato come il politico prendesse soldi dall’industria della carne e come fosse pronto ad aiutare un lobbista con le proposte più disparate, tipo un tubo nel retto delle vacche per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

La stessa decisione è stata presa da Clara Aguilera, europarlamentare spagnola.

Giulia Innocenzi non è nuova a queste inchieste, e vuole fare la differenza

La condizione degli animali negli allevamenti intensivi ha raggiunto più volte i riflettori di Report, un programma televisivo della Rai.

Grazie all’attenzione di Giulia Innocenzi, giornalista e attivista, sono state mandate in onda tanto le atrocità quanto le irregolarità avvenute negli allevamenti (maggio 2023).

La giornalista è entrata in solo alcuni degli oltre 3600 allevamenti di maiali che riforniscono il Consorzio del Prosciutto di Parma. Qui ha denunciato le condizioni di vita degli animali, che risultano essere gravi e irregolari.

  • Gli animali sono costretti a vivere in spazi ristretti e sovraffollati, privi di arricchimenti ambientali, in violazione della normativa;  
  • Quelli che fra loro sono malati o feriti, non ricevono trattamenti e sono piuttosto abbandonati o lasciati a morire in mezzo agli altri, col rischio di episodi di cannibalismo; 
  • Maltrattamenti di ogni genere, anche atroci;
  • Presenza di topicida in zone accessibili agli animali e di topi morti nei recinti, di cui i maiali possono cibarsi e che tracce di veleno siano quindi presenti nel prosciutto che arriva sulle nostre tavole; 
  • Animali, mangiatoie e recinti molto sporchi, con presenza di feci e urine;
  • Vasche dei liquami non impermeabilizzate, per cui gli inquinanti così possono penetrare nel terreno e quindi nelle falde acquifere;
  • Controlli insufficienti degli ispettori CSQA, il più grande ente certificatore d’Italia, non formati per monitorare il reale stato di benessere degli animali.

A novembre dello stesso anno, Giulia Innocenzi ha documentato anche le condizioni degli animali negli allevamenti a Wuhan, in Cina, con dinamiche analoghe.


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