Evitare il carcere con la gravidanza: le borseggiatrici-madri

di Mirko Aufiero
4 Min.

Molte borseggiatrici riescono ad evitare il carcere grazie a continue gravidanze: come è possibile?

È possibile evitare il carcere grazie alla gravidanza? Per alcune borseggiatrici diventare madri è la chiave per evitare di scontare la pena e continuare a delinquere, accumulando anni da scontare.

Madri e carcere: un binomio complicato

San Vittore, donna incinta di due gemelli: ma in carcere non c'è un ginecologo - Cronaca

Negli ultimi anni sulle pagine dei giornali si sono susseguiti racconti di borseggiatrici professioniste che, colte nell’atto di rubare dalle forze dell’ordine, sono riuscite ad evitare il carcere a causa della gravidanza o dell’essere madri.

Queste donne, tornate a rubare dopo esser state rilasciate, hanno accumulato anni su anni di condanne (famoso il caso di una borseggiatrice arrivata a 30 anni da scontare). Come è possibile che ciò accada?

Ciò si verifica a causa dell’articolo 146 del codice penale italiano. Esso prevede la sospensione della pena per le donne incinte o madri di figli fino a un anno. Pensato per garantire la sicurezza delle madri e dei feti, permette alle borseggiatrici di partorire un figlio e di rimanere nuovamente incinte prima del compimento del primo anno di età del precedente figlo. Si perpetua così un meccanismo in cui le pene vengono posticipate in maniera indefinita, che permette alle borseggiatrici di tornare a rubare.

A causa di ciò, contrastare il fenomeno diventa estremamente complicato per le forze dell’ordine. Spesso, infatti, i carabinieri conoscono le donne in questione per averle arrestate più volte e averle dovute rilasciarle. Un esempio viene riportato dal Corriere, che in un articolo racconta la storia di I.H, borseggiatrice bosniaca 35enne.

I.H, il 25 luglio 2018, venne fermata dalla polizia presso la banchina della metropolitana di Milano. Aprì la borsa e tirò fuori un certificato: era incinta da quattro mesi. Non era la prima volta che le accadeva di essere fermata e arrestata: nel corso degli anni, in decine di processi, aveva accumulato pene per 14 anni, 11 mesi e 17 giorni. Tuttavia, queste pene erano sempre state sospese a causa di ripetute gravidanze, e anche quel 25 luglio venne lasciata in libertà.

Cosa si sta facendo per risolvere la situazione?

Sala «chiude» Milano a carabinieri e polizia - La Verità

Dopo le polemiche sull’inefficienza dello Stato nell’assicurare la pena alle borseggiatrici, la procura di Milano ha cercato di correggere il tiro tramite una circolare in cui si afferma:

Le recenti pronunce del tribunale di Sorveglianza di Milano hanno ritenuto che la disposizione prevista dall’articolo 146 c.p., sebbene obbligatoria, dev’essere intesa nel senso che il magistrato di Sorveglianza deve procedere al giudizio di bilanciamento tra tutela dei diritti del detenuto (e del minore) e la tutela delle esigenze della collettività

Il magistrato di Sorveglianza può adottare il differimento ‘secco’ ex articolo 146c.p. ma può anche disporre la detenzione domiciliare c.d. umanitaria in domicilio idoneo o la detenzione domiciliare speciale (anche in istituto a custodia attenuata)

Fonti: Il Corriere, Il Mattino, Il Messaggero

Scritto da Mirko Aufiero


Le foto presenti in questo articolo provengono da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo email riportato nella sezione “Contatti” del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore.

Articoli Correlati