Europee, Usa e Gaza: 3 notizie di questa settimana

di Mirko Aufiero
9 Min.

Per le elezioni europee Ilaria Salis sarà candidata con Avs; gli Usa hanno approvato il pacchetto da 61 miliardi di aiuti per l’Ucraina; il leader di Hamas vola da Erdogan in Turchia.

Gli Usa hanno approvato il pacchetto di aiuti per l’Ucraina

Dopo mesi di ostruzionismo repubblicano, la Camera dei Rappresentanti statunitense ha finalmente approvato il pacchetto di aiuti da circa 61 miliardi di dollari per l’Ucraina. Il disegno di legge è stato approvato con 311 voti favorevoli e 112 contrari, e dovrà ora passare al Senato (controllato dai democratici).

Solo dopo l’approvazione al Senato – che dovrebbe arrivare martedì – il disegno di legge potrà essere firmato dal presidente Joe Biden, che ha invitato i senatori ad approvarlo in fretta:

«Esorto il Senato a inviare rapidamente questo pacchetto sulla mia scrivania in modo che io possa firmarlo come legge e possiamo inviare rapidamente armi e attrezzature all’Ucraina per soddisfare le loro urgenti esigenze sul campo di battaglia».

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky ha commentato l’approvazione degli aiuti su X:

«L’America ha dimostrato la sua leadership fin dai primi giorni di questa guerra. Proprio questo tipo di leadership è necessario per mantenere un ordine internazionale basato su regole e prevedibilità per tutte le nazioni. Utilizzeremo senza dubbio l’assistenza americana per rafforzare entrambe le nostre nazioni e avvicinare la giusta fine a questa guerra, la guerra che Putin deve perdere».

Gli aiuti per l’Ucraina non sono però gli unici previsti dal pacchetto. A questi si aggiungono 26 miliardi per Israele, 8 miliardi per gli alleati statunitensi nell’Indo-Pacifico – in primis Taiwan – e 9 miliardi di assistenza umanitaria per le zone di guerra come Haiti, Sudan e Gaza.

Dei circa 61 miliardi di dollari previsti per Kyiv, 23 miliardi saranno usati dagli Stati Uniti per sostituire ciò che è stato e che sarà mandato all’Ucraina. Altri 14 miliardi andranno all’Iniziativa di assistenza alla sicurezza dell’Ucraina, attraverso la quale gli Stati Uniti acquistano sistemi d’arma per Kyiv direttamente da appaltatori statunitensi.

Sono poi previsti 11 miliardi di dollari per sostenere le operazioni militari statunitensi in Europa e 8 miliardi di assistenza non militare. Inoltre, la legge permetterà agli Stati Uniti di sequestrare i beni della Banca centrale russa congelati e di destinarli alla ricostruzione dell’Ucraina.

Il leader di Hamas ha incontrato Erdogan a Istanbul

Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas, ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Istanbul sabato. I principali temi affrontati riguardano la guerra a Gaza e i rischi di un’escalation regionale a causa degli scambi di droni e missili tra Iran e Israele.

Si tratta del primo incontro tra la delegazione di Hamas e il presidente turco da quando sono iniziate le operazioni militari israeliane a Gaza. L’incontro di sabato segue quello avvenuto tre giorni prima a Doha, tra lo stesso Haniyeh e il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan.

Erdogan ha affermato che «la risposta più forte a Israele e il percorso verso la vittoria risiedono nell’unità e nell’integrità» palestinese. Le tensioni tra Iran e Israele non devono permettere a Israele di «guadagnare terreno e che è importante agire in modo da mantenere l’attenzione su Gaza», ha aggiunto il leader turco.

I rapporti tra Hamas e la Turchia hanno del resto lunghi trascorsi. L’organizzazione palestinese – nata nel 1987 e considerata un’organizzazione terroristica da Ue, Usa e Israele – ha un ufficio in Turchia fin dal 2011. All’epoca, Istanbul aveva ricoperto il ruolo di mediatore tra Hamas e Israele per il rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit.

La Turchia è inoltre uno dei maggiori fornitori di aiuti a Gaza e il Paese NATO ad aver condannato più duramente le azioni di Benjamin Netanyahu in seguito al 7 ottobre. Già al momento dell’annuncio dell’incontro, Erdogan aveva affermato:

«Anche se restassi solo io, Tayyip Erdogan, continuerò finché Dio mi darà la vita, a difendere la lotta palestinese e ad essere la voce del popolo palestinese oppresso».

In una nota dell’ufficio della comunicazione di Erdogan pubblicata su X, viene ribadito come la soluzione di uno Stato palestinese indipendente sia «la chiave della pace regionale, per portare una pace permanente nella regione».

La critica israeliana e la risposta turca

Israel Katz, ministro degli Esteri israeliano, ha criticato l’incontro con un post su X, facendo riferimento alla nascita di Hamas, fondata dai Fratelli musulmani nel 1987:

«Fratelli Musulmani: stupri, omicidi, profanazione di cadaveri e rogo di bambini. Erdogan, vergognati!».

In risposta, Öncü Keçeli, portavoce del ministero degli Affari Esteri turco, ha scritto su X:

«Per quanto riguarda un messaggio sui social media pubblicato dal ministro degli Esteri israeliano: sono le autorità israeliane che dovrebbero vergognarsi. Hanno massacrato quasi 35.000 palestinesi, la maggior parte dei quali donne e bambini».

Verso le Europee: Salis candidata con Avs

Alleanza Verdi e Sinistra candiderà Ilaria Salis alle elezioni europee. La notizia arriva dopo giorni in cui si era vociferato di una sua candidatura con il Partito Democratico, poi decaduta, per garantire a Salis l’immunità parlamentare.

«Avs in accordo con Roberto Salis ha deciso di candidare sua figlia Ilaria, detenuta in Ungheria, in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone, nelle proprie liste», si legge in un comunicato di Avs. La scelta, continua il testo, punta a «tutelare i diritti e la dignità di una cittadina europea».

Resta tuttavia ancora da vedere se la sua candidatura – ed eventuale elezione – possa incidere sul processo che la vede protagonista a Budapest con l’accusa di aver aggredito tre militanti neofascisti.

Come ha dichiarato Claudio Martinelli, docente di Diritto pubblico comparato e di Diritto parlamentare, al Foglio:

«Non esiste affatto alcun automatismo fra l’eventuale elezione di Ilaria Salis al Parlamento europeo e la sua scarcerazione in Ungheria».

«Una volta eletta, Salis acquisterebbe lo status di parlamentare con la proclamazione. A quel punto però sarebbe necessaria la collaborazione delle autorità ungheresi. Non è affatto certo, però, che quest’ultime decidano di collaborare», ha aggiunto Martinelli.


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