Divorzio all’italiana (1961): la recensione

una critica umoristica all'arretratezza normativa e culturale

di Emanuele Fornito
5 Min.

Trama

Il barone Ferdinando Cefalù, detto Fefé, è innamorato di sua cugina sedicenne Angela, ma è legato giuridicamente al matrimonio con Rosalia. Traendo a proprio favore l’arretratezza della legislazione e della mentalità del suo paesino siciliano, Fefé elabora un piano per liberarsi di Rosalia, in un’Italia in cui il divorzio era ancora illegale.

Pietra miliare della commedia all’italiana

Alla regìa di questo capolavoro del cinema italiano vi è Pietro Germi, maestro del genere della commedia all’italiana. Bisogna tuttavia fare attenzione: da qualche decennio infatti questo filone è completamente degenerato, tanto da essere divenuto uno dei lati più scadenti del cinema italiano (tranne naturalmente eccezioni). Per questo motivo, quando si parla di commedia all’italiana non bisogna intenderla come siamo abituati ma nella sua accezione originaria. La commedia, come dimostrato per esempio proprio da Divorzio all’italiana (solo uno tra i numerosissimi capolavori del genere), è stata negli anni ’60 e ’70 una “strada” alternativa percorsa dalla analisi neorealista per individuare e denunciare il marcio che c’era dietro la società italiana, utilizzando il tono comico ed umoristico per educare lo spettatore alla riflessione sulla propria realtà.

Divorzio all'italiana

L’intelligente satira di Germi

L’intento del regista ligure è quello di indagare e smascherare il sottosviluppo nel quale verteva la società meridionale di inizio anni ’60, scegliendo la Sicilia semi-rurale, in cui mentalità e tradizioni opprimenti e “arcaiche” imperversavano ancora con grande vigore. Ma la denuncia di Germi si estende anche alla legislazione italiana, la quale se da una parte condannava il divorzio, illegale, dall’altra permetteva il delitto d’onore, accettato peraltro dalla mentalità siciliana (e non solo). Ecco che nella mente di Germi nasce una curiosa e divertente storia in cui un uomo ricco e famoso nel suo paese, interpretato magistralmente da Marcello Mastroianni, vuole liberarsi di sua moglie Rosalia, brutta e scocciante, per la bella Angela (Stefania Sandrelli). Nasce dunque una commedia finissima, in cui il protagonista escogita un piano astuto avvalendosi proprio della chiusura culturale delle leggi e del costume della sua terra.

Divorzio all'italiana

La sagace sceneggiatura

Come si è potuto comprendere, Germi è stato un vero maestro nel creare storie che, seguaci della teoria pirandelliana, utilizzano la comicità per portare a profonde riflessioni. Ciò è visibile per esempio negli altri due capitoli della trilogia, Sedotta e abbandonata (anche questo ambientato in Sicilia) e Signore & Signori (nel quale si riflette sulla società medioborghese del nord). Divorzio all’italiana, come i suddetti esempi, si distingue per una sceneggiatura davvero sublime e sagace, attenta ad ogni dettaglio che porti alla realizzazione della grande critica che Germi promuove, riuscendo allo stesso tempo a creare un’appassionante vicenda.

Divorzio all'italiana

In conclusione

Divorzio all’italiana è indubbiamente un capolavoro imperdibile della storia del cinema italiano, rappresentando a suo modo una svolta nell’intendere la narrazione cinematografica e l’impegno sociale. Un film che, nonostante denunci tematiche (per fortuna) risolte e superate, resta intramontabile per diverse ragioni. Oltre che rappresentare una preziosa testimonianza sulle strutture sociali e le interazioni umane di quell’epoca storica, Divorzio all’italiana riesce ancora oggi, attraverso un processo di riflessione indiretta, a far riflettere anche sulla società in cui viviamo.

Scritto da Emanuele Fornito


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