Denim Day, simbolo di violenza sessuale in un jeans

di Carola Antonucci
3 Min.

Il Denim Day è una giornata di sensibilizzazione che si celebra a livello mondiale per sfatare i falsi miti sulla violenza sessuale. Ma come nasce? E perché il jeans?

Da una sentenza del 1999 al Denim Day

La sensibilizzazione nacque in seguito ad una sentenza della Corte di Cassazione del 1999. In questa udienza la Corte assolse un uomo accusato di violenza sessuale in quanto la vittima aveva un paio di jeans. Questo portò, ovviamente, ad un’indignazione generale non solo della popolazione femminile italiana, ma anche mondiale.

Ma la vicenda risale a qualche anno prima, quando vicino Potenza, nel 1992, una ragazza venne violentata dal suo istruttore durante una lezione di guida. L’appena diciottenne scelse di denunciare l’uomo che, però, come abbiamo visto, venne assolto dalla Corte di Cassazione dopo il ricorso alla pena di due anni e due mesi data dal giudice. La motivazione consisteva nel non credere alla violenza sessuale in quanto, la ragazzina, indossava un paio di jeans e per questo motivo poteva aver provocato l’uomo al suo fianco.

Da questo avvenimento, si instaurò la giornata – Denim Day – che si celebra da oltre due decenni l’ultimo mercoledì di aprile. Ma in cosa consiste?

Denim Day, dal 1999 ad oggi
foto della protesta 1999, le donne del parlamento animano la protesta © Getty Images

Ad oggi, riconosciuta da 20 stati americani, il Denim Day consiste nel sensibilizzare e protestare contro “l’alibi del jeans“. Infatti, nell’indignazione generale, le donne del parlamento – da Alessandra Mussolini a Stefania Prestigiacomo – protestarono, insieme ad altre donne, sui gradini della sede della Corte di Cassazione a Roma con indosso tutte dei jeans.

Dall’Italia ad oltreoceano, un gesto politico importante

Purtroppo il Denim Day è poco conosciuto in Italia, nonostante sia partito dal Bel Paese e poi diventato famoso e accolto in tutto il mondo. Nonostante ciò, rimane comunque una campagna di sensibilizzazione ed educazione ancora fortemente richiesta, alla luce degli avvenimenti che nell’ultimo anno hanno visto protagoniste centinaia di donne di tutte l’età.

Cosa fare? Per quanto il jeans sia un indumento che abitualmente e quotidianamente viene indossato da milioni di persone, la protesta consiste nell’indossare un paio di jeans l’ultimo mercoledì di aprile, come gesto politico e atto di protesta.

Per ribadire che ogni indumento che la vittima indossa è irrilevante e superfluo, che ogni stupro, ogni violenza ha lo stesso peso politico e sulla vittima, indipendentemente da: quello che indossa, da quello che dice e poi si rimangia, e che un no è sempre e solo un no. Mai un forse e mai un sì.

Di Carola Antonucci.


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