Curon: parliamo dei retroscena della serie tv Netflix

di Emanuele Fornito
3 Min.

Curon è una serie italiana originale Netflix uscita nel 2020, un thriller drammatico divenuto celebre per la locazione alquanto particolare, ed inquietante.

Trama

I due protagonisti con alle spalle il celebre campanile

Anna Raina (Valeria Bilello), una donna trentina ma stabilitasi a Milano, decide di tornare dopo 17 anni nella sua città natale, Curon Venosta, assieme ai suoi due figli gemelli, oramai adolescenti: Mauro (Federico Russo) e Daria (Margherita Morchio). Stabilitasi nel vecchio hotel del nonno, la coppia di adolescenti inizia a scontrarsi con vecchie leggende e superstizioni e, quand Anna sparisce nel nulla, i ragazzi si adoperano a cercarla, con non poche sorprese riguardo la propria famiglia e le proprie origini.

La storia del paesino di Curon

Ma qual è l’origine dell’insolita location? Ebbene, Curon era un piccolo paesino del Trentino che, pochi anni prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, fu incluso in un proggetto per la costruzione di una diga: all’epoca, infatti, esistevano nella zona due laghi, quello di Curon e quello di Resia. Obiettivo del piano era la creazione di un unico lago, quello che oggi è il grande lago di Resia, che prevedeva l’allagamento dell’intero paesino di Curon.

Un vecchio scatto del paesino di Curon

E’ così che Curon fu prima abbandonato e successivamente distrutto con esplosioni controllate, ad eccezione del celebre campanile. Esso, risalente al 1357, riuscì infatti a resistere alle esplosioni e, un po’ per i tempi limitati, un po’ per scaramanzia, fu deciso di lasciarlo lì dov’era, procedendo all’allagamento del paesino e donando al luogo il celeberrimo panorama.

La leggenda del campanile

Il campanile di notte

Il campanile, nel corso degli anni, non fu esente da leggende nate tra gli abitanti del luogo. Si dice infatti che, nonostante le campane furono rimosse ben prima della distruzione del paese, ancora oggi, di notte, sia possibile udire il loro rintocchio, un suono che è di cattivo presagio per l’avvenire. Naturalmente queste sono leggende metropolitane funzionali ad accrescere una sorta di “mitologia” autoctona ma che, soprattutto negli ultimi anni, sono riuscite a donare al luogo quell’aria di mistero perfetta per una serie di questo genere.

Scritto da Emanuele Fornito


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