Cos’è un errore? La risposta tra filologia e dubbio

di Costanza Maugeri
5 Min.

Oggi, in questo articolo, percorreremo un’altra strada, ci addentreremo nella filologia. Ancor prima di provare alla domanda che trovate nel titolo, sollevando un po’ lo sguardo, comprendiamo cosa significa etimologicamente “filologia”.

 filologìa s. f. [dal lat. philologĭa, dal greco ϕιλολογία, composta di ϕιλο- «filo-» e λόγος «discorso»; amore per la parola, per il discorso».

La filologia è lo studio scientifico del testo. Essa si articola in numerosissime sotto discipline (filologia romanza, germanica, della letteratura ecc..) .

Il suo fine principale è la ricostruzione di un testo per una corretta o ,perlomeno, plausibile interpretazione e comprensione.

Il filologo, spesso, si affianca all’editore per la pubblicazione di un’edizione critica. Essa mira a ricostruire un testo quanto più vicino all’originale, partendo del presupposto che, in particolar modo delle opere classiche e medievali, non disponiamo degli originali. Tale ricostruzione avviene attraverso lo studio e la comparazione approfondita dei materiali, nel linguaggio specifico, i testimoni a noi pervenutoci.

Come potete intuire da questa breve introduzione, in filogia il dubbio fa da padrone. Spesso, nulla è certo, ma solo altamente probabile. Quest’ultimo aspetto non toglie valore allo studio filologico per una moltitudine di motivi.

Prima di tutto, lo studio filologico si basa su un metodo scientifico e per quanto sia possibile farlo, si evita di fare delle congetture. In secondo luogo, la tensione dello studioso nell’avvicinarsi, spesso idealmente, all’originale è metafora di un approccio allo studio appassionato e entusiasta dal quale sarebbe bello prendere ispirazione.

L’errore in filogia

Il dubbio intrinseco alla filogia porta al confronto diretto e costante con la “minaccia” dell’errore.

In senso lato

è una deviazione dalla lezione (variante testuale) dell’originale di un’opera

Escluse quelle lezioni nelle quali l’errore è esplicito, ad esempio, nella mancata concordanza tra nome e aggettivo o tra predicato e soggetto, la domanda sorge spontanea:

Se, spesso, non disponiamo dell’originale, ma solo dei testimoni dei copisti, quale variante è erronea?

E’ complesso stabilirlo per una serie di motivi, tra i quali:

  • l’autore ha potuto scrivere due o più varianti della stessa opera dalle quali, poi, si è articolata in più rami la tradizione per mezzo dei copisti. Essi hanno trascritto uno o l’altra variante del testo;
  • una variante che a noi può apparire erronea, in realtà, può essere frutto della volontà dell’autore che ha giocato con vari stili e forme;
  • non siamo sempre a conoscenza, o pienamente sicuri, della provenienza dell’autore. Potremmo, quindi, considerare erronea una lezione che appartiene alle sue abitudini linguistiche.

Già da queste poche ragioni possiamo capire come il concetto di errore sia problematico e affascinante al contempo. Spesso, infatti, si utilizza il termine varianti, di particolare interesse sono quella adiafore. Esse sono le varianti equivalenti, neutre.


Relativo a lezioni o varianti di pari autorità documentaria

Come si risolve questa equivocità in filogia?

filologia

E’ Impossibile risolvere tale questione per i motivi sopra esposti, in particolar modo, se come affermato, non disponiamo dell’originale.

Sicuramente, però, può essere utile conoscere la provenienza e il periodo storico dell’autore. A questi due fattori, ma non solo, si lega l’usus scribendi dello scrittore ossia le sue abitudini stilistiche, grammaticali, morfologiche.

E se a livello filologico l’errore rimane un concetto dai contorni indefiniti, l’approccio ad esso ci aiuta nella vita quotidiana Non avere troppe sicurezze, non dare nulla per scontato, non giudicare troppo in fretta. Questo attitudine ci fa scendere a fondo delle questioni e allena il nostro pensiero critico. Esso si rafforza nel dubbio, non nella certezza.

Di Costanza Maugeri

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