Cosa significa sbarcare a Lampedusa

Una nuova rotta, record di sbarchi e la guardia costiera che lavora come non faceva da tempo. E poi, la Croce Rossa, l’hotspot sotto pressione e in tutto questo scenario ci sono, anche, i turisti.

di Carola Speranza
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

Questa è l’estate che ha registrato il maggior numero di sbarchi dal 2016. Nonostante le evidenti restrizioni apportate dal decreto sicurezza e i cambiamenti in ambito dell’accoglienza, con il decreto Cutro, sono 64.248 i migranti arrivati via mare, tra il mese di giugno e quello di agosto, in Italia. Non solo, sono 127.207  le persone sbarcate dal primo gennaio ad oggi, un numero che diventa particolarmente impressionante se messo in relazione alla poca presenza mediatica di questi dati, rispetto agli anni precedenti. Nella giornata di martedì 12 settembre, si è battuto ogni tipo di record, registrando 5018 migranti arrivati a Lampedusa, con oltre cento sbarchi.

Record di sbarchi a Lampedusa

Secondo Openarms, un neonato ha perso la vita durante uno di questi. Purtroppo, la notizia non riesce a stupire: durante l’intera giornata si sono registrate lunghe file di barchini, che sostavano a fianco della banchina del porto Favaloro, in attesa di essere sbarcati. Gli sbarchi a cui abbiamo assistito in questi giorni di trasferta a Lampedusa sono avvenuti sotto il controllo e il supporto della Guardia Costiera e Guardia di Finanza. In alcuni casi, vi sono stati dei trasbordi dei migranti, dall’imbarcazione precaria in cui viaggiavano, a quella della Guardia Costiera. In altri casi, quest’ultima ha solo scortato o trainato i barchini dei migranti, fino al porto nuovo.

Davanti al molo allora, le navi e i barchini si incolonnavano in lunghe file, composte, in gran parte, da migranti partiti dalla nuova rotta che sta caratterizzando le traversate mediterranee di quest’estate: la rotta tunisina.

La nuova rotta

Ed è proprio qui che si riserva una novità: oltre alle rotte libiche, sono quelle tunisine a destare maggior preoccupazione. È Luca Marelli della Sea-Watch a raccontarci come sempre più persone partano da Sfax, Zarzis, principali porti tunisini, su imbarcazioni totalmente inadatte per il viaggio.

Lampedusa, 12 settembre.

Lampedusa, 12 settembre. Foto di Emanuele Roberto De Carli.

Come si può notare da questa foto inedita, sono barche di ferro. Marelli le definisce delle vere e proprie bare galleggianti. I pezzi della barca vengono saldati l’uno con l’altro in materia molto precaria, rimanendo incandescenti sotto al sole, lungo l’intero viaggio. La parte più problematica rimane la loro scarsa resistenza. Sono sottili, imbarcano acqua con grande facilità e, data la loro consistenza e struttura, affondano più facilmente, senza lasciare modo di appigliarsi, da parte dei naufraghi, per tentare di rimanere a galla.

Cosa succede dopo lo sbarco

I migranti sbarcano nel cosiddetto Porto Favaloro, il porto nuovo, da cui partono anche barche, atte alle gite in giornata, per turisti. A questo punto, iniziano le prime procedure di soccorso da parte delle autorità e della Croce Rossa. Quest’ultima è incaricata di trasportare i migranti dal porto all’unico hotspot dell’isola. I primi a sbarcare e ad essere trasportati nell’hotspot di prima accoglienza sono donne e bambini, con i furgonici di solo qualche decina di posti, della C.R.I., Croce Rossa italiana, seguono gli uomini. L’hotspot è pensato come “luogo di passaggio” e centro di prima assistenza, dove normalmente le persone sbarcate dovrebbero rimanere per un tempo molto limitato.

Lampedusa 11 settembre.

11 settembre, porto di Lampedusa. Foto di Emanuele Roberto De Carli.

Di norma, il giorno dopo lo sbarco i migranti vengono portati al porto vecchio, dove viaggeranno, di solito con traghetti di linea, fino a Porto Empedocle. Da lì, i loro viaggi si separeranno, in base alle diverse destinazioni nei centri di seconda accoglienza, sparsi per l’intero territorio italiano.

di Carola Speranza

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