Come stiamo affrontando il cambiamento climatico?

di Elisa Quadrelli
3 Min.

Negli ultimi anni la questione climatica ed ambientale è rimasta al centro delle preoccupazioni a livello internazionale. Sebbene si tentino molti nuovi modi di vivere in maniera sostenibile su piú fronti, resta ancora molto da fare. C’è chi ritiene si sia raggiunto un punto di non ritorno, con conseguente unica possibilità il mero contenimento dei danni, chi invece spera e lavora per un cambio di rotta. Troviamo anche chi ormai vede l’unico futuro possibile non sul pianeta terra e chi infine attribuisce i cambiamenti climatici ad una normale vicissitudine dovuta all’attuale periodo interglaciale, epoca geologica corrente.

Susan Clayton, professoressa di Psicologia e Studi Ambientali al Wooster College, Ohio.

La psicologa sociale Susan Clayton si è interrogata a proposito di come viene percepito il rischio climatico, come si sentono le persone a riguardo. Attraverso gli studi condotti su un ampio campione di giovani (dai 16 ai 25 anni) provenienti da dieci diversi paesi, ha fornito un quadro affidabile della situazione. 

Piú del 50% del campione è rivelato estremamente preoccupato per la questione ambientale: piú di metá del campione crede che l’umanitá abbia un triste destino. Molti infatti si ritengono in possesso di minori risorse ed opportunità dei loro genitori e il 40% del campione esita nell’avere figli. Più del 60% del campione sente la mancanza di fiducia verso un governo che mente sull’efficacia delle misure adottate per ridurre il climate change. Incendi, ondate di calore e siccitá contribuiscono ad alimentare questa percezione di pericolo ormai imminente. 

A livello psicologico ció si traduce in una possibile fonte di stress data dalle derive pessimistiche dei pensieri riguardo al pianeta. Tale stress puó aumentare il rischio di problemi di ansia o depressione con ripercussioni sul sonno, sulla socializzazione, sul lavoro e sulla scuola. L’aumento delle temperature è generalmente associato ad un maggiore rischio per la salute mentale e il tasso di  mortalità che ne deriva.

Clayton ritiene che per porre un freno al cambiamento climatico sia fondamentale cominciare a pensare in maniera differente al nostro posto nel mondo ed alla connessione con gli altri. 

Purtroppo ci è reso noto che le persone che inquinano e consumano di piú sono anche quelle che piú difficilmente soffrirebbero le conseguenze del cambiamento climatico: la fascia piú stretta in cui il reddito è il piú alto della popolazione mondiale produce approssimativamente il 50% delle emissioni di carbonio sulla terra.

Secondo molti psicologi il senso di responsabilità nei confronti delle nuove generazioni potrebbe essere promotore valido di cambiamento dell’atteggiamento dei confronti del problema.

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