Chi è Chico Forti, dagli sport estremi all’ergastolo in Florida

di Mirko Aufiero
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 7 Min.

Enrico “Chico” Forti tornerà in Italia. È quanto annunciato dalla pdC Giorgia Meloni in un video pubblicato su X da Washington:

«Sono felice di annunciare che, dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti, è stata appena firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti. Un risultato frutto dell’impegno diplomatico di questo governo, della collaborazione con il governo dello Stato della Florida e con il governo federale degli Stati Uniti che ringrazio.

E’ un giorno di gioia per Chico, per la sua famiglia e per tutti noi. Lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto. E ora aspettiamo in Italia Chico».

Il caso di Chico Forti

Classe 1959 e nato a Trento, Enrico Forti è al centro di un una lunga vicenda giudiziaria iniziata nel 1998. Accusato dell’omicidio di un giovane australiano a Miami – del quale si è sempre dichiarato innocente – Forti si trova da 24 anni in un carcere della Florida a scontare la condanna all’ergastolo.

Dopo quel 15 febbraio 1998 – data del presunto omicidio – la vita di Forti cambia profondamente. Appassionato di sport estremi, “Chico” è un ex campione di vela e windsurf e sciatore. Nel windsurf segnerà numerosi record, e sarà tra i primi al mondo ad eseguire un salto mortale all’indietro completo con la tavola da windsurf.

Nel corso degli anni ’80 partecipa a numerose competizioni, risultando il primo (e anche l’ultimo) italiano a vincere la coppa America di windsurf.

La sua carriera sarà bruscamente interrotta nel 1987, quando rimane coinvolto in un incidente d’auto che lo costringe ad una lunga riabilitazione. Da quel momento inizia a dedicarsi al giornalismo sportivo, diventando caporedattore di Windsurf Italia.

Nel 1990 la svolta. Chiamato a partecipare al quiz televisivo Telemike di Mike Buongiorno come esperto di Windsurf, Forti ne uscirà vincitore. Il premio consiste in 120 milioni di lire, somma che gli consente di trasferirsi a Miami.

Negli Stati Uniti lancia una casa di produzione, la Hang Loose, con cui filmerà il mondo degli sport estremi, e fa accurati investimenti immobiliari. Inoltre, Forti si dedica al disegno di orologi di lusso sportivi, tavole e accessori da windsurf. Grazie al successo di queste attività, riesce a mettere da parte una piccola fortuna.

Il presunto omicidio e il processo

chico forti https://www.flickr.com/photos/bz3rk/5713679378 https://www.flickr.com/photos/bz3rk/

Tutto sembra andare a gonfie vele per “Chico”, almeno fino a quel febbraio 1998. Attratto dalla possibilità di un nuovo investimento, entra in contatto con l’imprenditore australiano Tony Pike e suo figlio Dale, proprietari del Pike Hotel di Ibiza.

Dale non sembra troppo convinto di vendere l’hotel, motivo per cui Forti lo invita a Miami per trattare. Arrivato in città il 15 febbraio 1998, Dale sarà ritrovato senza vita poche ore dopo sulla Sewer Beach di Miami, a pochi chilometri da dove fu ritrovato cadavere Gianni Versace l’anno precedente.

Interrogato dalla polizia, Forti negherà in un primo momento di aver incontrato il giovane. In seguito, dichiara di averlo prelevato dall’aeroporto e lasciato in un parcheggio.

Il processo non sarà privo di irregolarità. I suoi avvocati riferiscono che Forti ha subito pressioni psicologiche e che l’interrogatorio è avvenuto senza la presenza dell’avvocato difensore, fatto che renderebbe nulle le prove acquisite.

Il verdetto e i molti dubbi

Il verdetto arriva nel 2000 da una giuria popolare, che condanna Forti all’ergastolo senza condizionale per «aver personalmente e/o con altra persona o persone allo stato ancora ignote, agendo come istigatore e in compartecipazione, ciascuno per la propria condotta partecipata, e/o in esecuzione di un comune progetto delittuoso, provocato, dolosamente e preordinatamene, la morte di Dale Pike».

La giuria ritiene Forti colpevole di felony murder, ossia di aver commesso l’omicidio in aggiunta ad un altro reato. In questo caso – secondo l’accusa – si tratta di una truffa ai danni del padre di Dale, Anthony, malato di demenza. Tuttavia, l’accusa di truffa viene archiviata poco dopo.

Per confermare la colpevolezza di Forti viene utilizzata come prova la sabbia ritrovata nella sua auto, che corrisponde a quella della Sewer Beach. Le critiche al verdetto negli anni sono state molte. Tra queste, la mancanza di un test della polvere da sparo e i risultati positivi ottenuti da Forti al test della macchina della verità.

I tentativi estradizione di Chico Forti

Negli ultimi 24 anni Forti ha scontato la sua pena nel carcere di Florida City, nel quale è detenuto dall’11 ottobre 1999. In questo periodo Forti ha continuato a professarsi innocente e numerosi governi hanno cercato di ottenerne l’estradizione.

Questa è legittima in base a quanto previsto dalla convenzione di Strasburgo del 1983, secondo cui una «persona condannata nel territorio di una Parte può, conformemente alle disposizioni della presente Convenzione essere trasferito nel territorio di un’altra Parte per scontare la pena inflittale».

Passi in avanti in questa direzione sono stati fatti a partire dal gennaio 2021, quando il ministero degli Esteri, dell’allora ministro Luigi Di Maio, ha annunciato di aver avviato l’iter per il rimpatrio. Tuttavia, non se ne fece nulla per il rifiuto del governatore della Florida, Ron DeSantis, di firmare i documenti necessari dopo aver inizialmente aperto al rimpatrio.

Il lavoro di mediazione è proseguito con il governo Draghi e con quello di Giorgia Meloni, che ha citato il caso nel vertice di Bali del 2022. Il lavoro di mediazione condotto dal ministro Nordio ha affrontato uno dei temi più spinosi del caso, l’ergastolo senza condizionale.

Questa misura non è prevista dall’ordinamento italiano, che prevede la possibilità di ottenere la libertà condizionale. Il lungo processo di mediazione si è concluso con l’annuncio di Giorgia Meloni l’1 marzo, anche se il rientro di Forti non sarà immediato per la necessaria trafila burocratica.


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