Le cellule cerebrali sanno usare i Videogames: uno studio lo dimostra

di Francesco Alessandro Balducci
3 Min.

Dall’Australia arriva l’ennesima grande notizia che meraviglia su quanto il corpo umano sia profondamente misterioso. Alcuni scienziati di tre università australiane e della start-up Cortical Labs hanno insegnanto alle cellule cerebrali a giocare ad un videogioco.

Il videogioco in questione è l’iconico “Pong“. Un gioco apparso per la prima volta negli anni ’70, simulatore di partite di tennis. O ping-pong. Il gioco è molto semplice: si tratta di due barre che si muovono solo in verticale, agli estremi dello schermo, e colpiscono una pallina, che viaggia da una metà all’altra. Proprio la sua semplicità come videogame è stato ciò che ha spinto gli scienziati ad utilizzarlo come base per il loro esperimento.

Passando proprio all’esperimento, gli scienziati si sono serviti di cellule umane, derivate da cellule staminali, e cellule di topo, da cellule embrioniche. Queste cellule sono state inserite nel DishBrain, un “modello” di cervello capace di percepire l’attività cellulare e stimolare le cellule. La stimolazione arrivava ogni volta che la “racchetta” colpiva la palla ed entro cinque minuti le cellule hanno dato dimostrazione di saper rispondere a queste stimolazionI.

I risultati ottenuti hanno dimostrato che le cellule umane riuscivano a rispondere meglio agli stimoli, rispetto alle cellule di topo. E si è potuto parlare di cellule che “sanno giocare” al videogioco in questione, tramite un linguaggio condiviso di natura elettrica. Attraverso una manipolazione dei neuroni, gli scienziati hanno affermato di aver scoperto “qualcosa di molto simile all’intelligenza“.

Molto preziose le parole di Brett Kagan, direttore scientifico di Cortical Labs. “Questa è la nuova maniera di pensare a cosa sia un neurone. Non è necessariamente un computer, ma è un minuscolo congegno biologico che può processare informazioni e rispondere intelligentemente con velocità incredibile, basso consumo di energia e flessibilità. Un’intelligenza sintetica biologica, finora nel campo della fantascienza, potrebbe essere già raggiungibile“.

Scritto da Francesco Alessandro Balducci


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