Babylon (2022) di Damien Chazelle | recensione

di Emanuele Fornito
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 6 Min.

Arriva un momento, nella vita di un regista, in cui risulta quasi vitale il bisogno di portare sul grande schermo una propria lettera d’amore al cinema, quell’arte che ha rappresentato e rappresenta tutta la sua vita. E, proprio da questi grandi omaggi alla settima arte e alla sua storia, sono spesso nati degli eterni capolavori, basti pensare a Nuovo Cinema Paradiso (1988) di Giuseppe Tornatore. Ebbene, quel momento è arrivato anche per il grande regista Damien Chazelle (La La Land, 2016; Whiplash, 2014) che, con Babylon, riporta alla luce un periodo cardine del cinema, quello che segnò il passaggio dal muto al sonoro, una vera e propria evoluzione in cui i modi “arcaici” di fare film si mischiavano ad un’embrionale star system immersa nella stravagante mondanità di quel tempo.

Babylon: bellezza formale e contenutistica

Chazelle, affidandosi ad un cast d’eccezione, che conta attori come Brad Pitt, Margot Robbie, Diego Calva e Tobey Maguire, compone una storia dal ritmo incalzante che non esita a lasciare lo spettatore quasi senza fiato. La narrazione, infatti, vive frequenti momenti di exploit, in cui le fantastiche musiche premio Oscar dal tocco jazz del fedele collaboratore Justin Hurwitz portano la scena a raggiungere picchi davvero alti, sia dal punto qualitativo che emotivo. Sequenze come quelle della festa o quelle delle riprese dei film subiscono quasi un’esasperazione (da intendersi nell’accezione assolutamente positiva), trascinando con sé le energie emotive ed intellettive della platea. È inoltre da annoverare la meravigliosa fotografia di Linus Sandgren che, attraverso un sapiente uso dei colori, riesce ad arricchire Babylon di scene eleganti e impattanti, esprimendo al meglio il proprio estro artistico. Sullo sfondo (si fa per dire) c’è una storia fatta di amori, ambizioni, successi e declini.

Sogni di gloria

Chazelle si ispira alle star degli anni ’20 per scrivere la storia dei suoi protagonisti, Nellie e Manuel. La prima, un’aspirante attrice e futuro astro del cinema hollywoodiano, il secondo, un giovane ragazzo che, quasi per caso, si trova a ricoprire ruoli di assistenza alla regia per importanti produzioni dell’epoca. Attraverso le loro vicende Chazelle offre una splendida quanto accurata panoramica di cosa significasse fare film in quegli anni (con numerosi riferimenti ai film che hanno fatto la storia), della frenesia e degli espedienti rudimentali utilizzati per rendere i film quanto più realistici possibili, con, dietro le quinte, attori impegnati nel consumo di stupefacenti. Dando a tratti le stesse sensazioni che, nel ’73, riuscì a dare Truffaut con il suo capolavoro Effetto notte, Chazelle descrive, in Babylon, le dinamiche e le problematiche che da sempre hanno caratterizzato la composizione di un film, avvalendosi di un misto tra comicità e tragicità.

Quando l’amore per il cinema supera il tempo

Non bisogna dimenticare, però, quanto detto in apertura. Babylon è, infatti, una vera e propria lettera d’amore che Chazelle scrive per il cinema. E infatti, nella seconda parte del film la tragedia del declino delle star, raccontato con sequenze magistrali, compone l’evento catartico che costituisce il finale, in cui la pellicola diviene metafora di immortalità e in cui passato, presente e futuro del cinema si uniscono in un misto di nostalgia, amore e meraviglia.

Babylon: in conclusione

Babylon rientra sicuramente tra i film che devono essere vissuti per poterli comprendere a pieno, risultando probabilmente tra i migliori film degli ultimi anni. Il film appare come un’opera mastodontica, mozzafiato, in cui si perde completamente la concezione del tempo grazie alla totale immersione che offre. Attraverso una storia che trapassa i decenni, Babylon, per emozioni e intenzioni, risulta un film completo, che riesce ad eccellere in ogni obiettivo che si era prefissato, creando scene che, nei prossimi anni, verranno senza dubbio ricordate come iconiche. Non si può che ringraziare Damien Chazelle per aver creato un capolavoro in piena regola, e per permettere, agli appassionati di cinema, di poter sognare quest’arte sempre di più.

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