Alda Merini, Giorgio Manganelli: un fuoco che muore

di Costanza Maugeri
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 8 Min.

Qualche settimane fa vi abbiamo parlato di Alda Merini. Oggi vi parliamo del folle amore tra lo scrittore, critico letterario e giornalista Giorgio Manganelli e la poetessa Alda Merini.

Una storia d’amore folle, appassionato, tormentato

Lei 15enne, lui 27enne . Lui già sposato con Fausta Chiiaruttini con cui ha una figlia, lei una poetessa emergente che gode dell’appoggio del critico letterario Giacinto Spagnoletti.

I due si conoscono nel 1947. Il matrimonio infelice di Manganelli, forse, facilita la nascita di un sentimento tra i due. Amore folle, appassionato, tormentato.

“La presenza di Orfeo” è la prima raccolta della Merini ed è anche l’opera che ella dedica a Manganelli.

In questa raccolta la poetessa si identifica con Euridice, la donna amata da Orfeo che è rappresentato dallo stesso scrittore.

Non ti preparerò col mio mostrarmiti
ad una confidenza limitata,
ma perché nel toccarmi la tua mano
non abbia una memoria di presagi,
giacerò all’informe
fusa io stessa, sciolta dentro il buio,
per quanto possa, elaborata e viva,
ridivenire caos…
Orfeo novello, amico dell’assenza,
modulerai di nuovo dalla cetra
la figura nascente di me stessa.
Sarai alle soglie piano e divinante
di un mistero assoluto di silenzio,
ignorando i miei limiti di un tempo,
godrai il possesso della sola essenza.
Allora, concretandomi in un primo
accenno di presenza,
sarò un ramo fiorito di consenso,
e poi, trovato un punto di contatto,
ammetterò una timida coscienza
di vita d’animale
e mi dirò che non andrò più oltre,
mentre già mi sviluppi,
sapienza ineluttabile e sicura,
in un gioco insperato di armonie,
in una conclusione di fanciulla…
Fanciulla: è questo il termine raggiunto?
E per l’addietro non l’ho maturato
e non l’ho poi distrutto
delusa, offesa in ogni volontà?
Che vuol dire fanciulla
se non superamento di coscienza?
Era questo di me che non volevo:
condurmi, trascurando ogni mia forma,
al vertice mortale della vita…
Ma la presenza d’ogni mia sembianza
quale urgenza incalzante di sviluppo,
quale presto proporsi
e più presto risolversi d’enigmi!
E quando poi, dal mio aderire stesso,
la forma scivolò in un altro tempo
di più rare e più estranee conclusioni,
quando del mio “sentirmi” voluttuoso
rimase un’aderenza di dolore,
allora, allora preferii la morte
che ribadisse in me questo possesso.
Ma ci si può avanzare nella vita
mano che regge e fiaccola portata
e ci si può liberamente dare
alle dimenticanze più serene
quando gli anelli multipli di noi
si sciolgano e riprendano in accordo,
quando la garanzia dell’immanenza
ci fasci di un benessere assoluto.
Così, nelle tue braccia ordinatrici
io mi riverso, minima ed immensa;
dato sereno, dato irrefrenabile,
attività perenne di sviluppo.

“La presenza di Orfeo” dalla raccolta omonima di Alda Merini

Nello stesso periodo la Merini accusa i primi segnali del disturbo bipolare e viene internata per un mese in una clinica psichiatrica, dove riceve la diagnosi ufficiale.

Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.

Pensiero, dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?

Sei cosi ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e cosi possa perderti
nell’antro della follia.

“Pensiero io non ho più parole” di Alda Merini

Un mese dopo…

Alda Merini parla di Giorgio Manganelli

Ad aspettarla fuori dalla clinica c’è proprio Giorgio Manganelli che inizia con la poetessa una relazione extraconiugale.

Alda Merini, a causa della sua giovane età, non ha esperienze relazionali e Manganelli non riesce ad avere una separazione consensuale dalla moglie.

Le relazione continua, quindi, con numerosi ostacoli, tra i due vive un’intensa passione e un fortissima complicità.

Oh, lui parlava fitto e innamorato

come una rondine stellata,

pieno di germi d’addio.

Era un linguaggio provenzale

con una cadenza andalusa

e con le mani sfiorava i miei libri,

invece del volto, e diceva:

“Che strano frumento

ti cresce nei capelli”.

Allora, con la falce del viso,

tentava di mietermi il sorriso

finche finimmo

nel gergo della passione.

La Merini smuove in Giorgio Manganelli l’anima lirica, ella rivendicherà, infatti, il suo ruolo ispiratore in un’intervista:

credo che per Manganelli sono stata il suo demone, il suo demone ispiratore.

Dai versi di Manganelli emerge un sentimento in perpetuo conflitto in cui l’armonia dell’amore convive con la minaccia del dolore, della morte, della paranoia.

Ti paragonerò dunque

amore mio, mio amore

ad un giorno estivo, o trepida rosa

(una rondine sarebbe forse

più acconcia, o una farfalla?)

O non piuttosto, amore mio, mio amore

ti farò simile al tetano

che inchioda le mascelle,

alla lebbra paziente

che accima la carne indifesa

o all’ulcera, fiore perplesso,

o al tumore, autonomo individuo,

che cresce nel corpo

per verginale gravidanza?

Mia rosa mostruosa,

delicata, indolente paranoia.

Giorgio Manganelli

Un dolore che si vivifica, i due protagonisti di questa storia imboccano strade diverse.

Manganelli divorzia con la moglie, si trasferisce a Roma, iniziando ad emergere come uno degli scrittori più celebri del panorama letterario italiano, la Merini si imporrà come una delle voci liriche che l’Italia ancora oggi ascolta.

Sarà proprio il primo ad esprimersi sul significato dell’amore stesso:

L’amore è un eccellente combustibile per alimentare il malessere che può condurre alla letteratura. È importante, estremamente importante che l’amore vada male. L’amore è la più importante matrice di menzogna, e la menzogna la più grande matrice di mondi…

Scritto da Costanza Maugeri


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Fonti: Libreriamo, Elle, Enciclopedia Treccani

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