Afghanistan, la sharia diventerà ancora più violenta

di Francesco Alessandro Balducci
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Alba di un nuovo giorno nell’Afghanistan sotto il controllo dei talebani. Il mullah Haibatullah Akhunzada, leader supremo del gruppo, ha dato ordini di applicare i principi della sharia in maniera ancora più rigida nel paese.

Il termine sharia simboleggia l’insieme di tutti quei princìpi morali e giuridici di matrice islamica, che sono il fondamento della visione sociale dei talebani. Il governo talebano si propone di utilizzare la sharia in una forma estremamente radicale, senza nascondere di fare volentieri uso di violenza. Specialmente contro donne e fasce più fragili.

Il portavoce ufficiale del gruppo, Zabihullah Mujahid, ha ripreso il potere in Afghanistan dall’agosto 2021. E nelle ultime ore ha fatto sapere che verrà ulteriormente rafforzata la stretta della sharia nel paese. Ci si muove verso due genere di punizioni, chiamate rispettivamente hudud e qisas.

Le prime riguarderanno crimini come l’adulterio e il furto e potranno comportare, a seconda dei casi, la pena di morte, la lapidazione, la fustigazione e la mutilazione degli arti. Le seconde, invece, colpiranno chi compierà volontariamente lesioni fisiche ai danni di una persona, ferendola o uccidendola, e prevederanno una ritorsione in natura o un risarcimento in denaro alla famiglia della vittima.

Si tratta della più forte radicalizzazione della sharia dagli anni Novanta, quando i talebani hanno preso il potere per la prima volta in Afghanistan. Con il colpo di stato dello scorso agosto, il governo talebano ha immediatemente reintrodotto la sharia, con la promessa di usare metodi più lievi e meno rigidi. Addirittura, per un breve periodo il governo sembrava aperto a dialoghi con il mondo occidentale. Illusione durata il tempo di una notte. Già dalle prime manovre politiche, sono apparsi calpestati i diritti umani fondamentali, a partire da quelli delle donne afgane.

Scritto da Francesco Alessandro Balducci


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