Oggi è la Giornata Internazionale dei Desaparecidos. Chi sono?

di Sofia Ciatti
6 Min.

Chi sono i desaparecidos

Con il termine Desaparecidos si indicano tutte quelle persone sequestrate e detenute in forme illegali e clandestine da forze di repressione di Paesi a regime dittatoriale (per lo più militare), sulla cui sorte le autorità si rifiutano di fornire informazioni.

Lo stato di detenzione clandestina permette non solo l’impiego di brutali torture su questi individui, ma anche la loro eliminazione fisica senza formale condanna.

Contestualmente, questa pratica diffonde un clima di terrore nella popolazione, volto a scoraggiare ogni possibile attività di protesta e resistenza.

Una giornata in loro memoria

Oggi, 30 agosto, si celebra la Giornata Internazionale dei Desaparecidos.

Questo termine designa le vittime delle sparizioni forzate ad opera dei regimi dittatoriali in America Latina, in particolare in Argentina e Cile.

Proprio nei due Paesi succitati, nel decennio tra il 1973 e il 1983 scompaiono più di 80mila persone, imprigionate in luoghi sconosciuti ai loro familiari per motivazioni di carattere politico e sociale.

Oggi la parola non indica più soltanto le vittime delle sparizioni forzate perpetrate in occasione del golpe cileno del ‘73 e del golpe argentino del ‘76, ma anche tutte le altre voci critiche che, in ogni quadrante del mondo, sono state ridotte al silenzio tramite questa pratica.

Desaparecidos

I desaparecidos durante il golpe cileno e argentino

In Cile il fenomeno si registra a partire dal golpe di Pinochet, comandante supremo delle forze armate cilene, che rovescia il governo del socialista Salvador Allende l’11 settembre 1973, dando avvio a un feroce regime parafascista, caratterizzato da arresti e sparizioni di massa.

Il caso dei desaparecidos si manifesta poi in modo più massiccio in Argentina, durante la dittatura militare instaurata da Jorge Rafael Videla, con l’ausilio dei militari e dell’Alleanza anticomunista argentina.

Videla, comandante in capo delle forze armate argentine, il 24 marzo 1976 guida il colpo di stato militare che depone l’allora Presidentessa della Repubblica argentina Isabel Martínez de Perón, esponente del partito giustizialista argentino.

Nell’ambito del regime imposto da Videla, sono sistematici i sequestri da parte di squadre non ufficiali della polizia e dell’esercito.

Molti degli attivisti politici e sociali rapiti vengono sedati e poi lanciati da aeroplani nell’oceano o nel Rio della Plata, nei cosiddetti «voli della morte»; altri inviati in campi di concentramento.

Lo scandalo dei desaparecidos emerge solo negli anni successivi, grazie alla coraggiosa battaglia delle madri di molti di loro che, organizzandosi nel movimento delle Madres de Plaza de Mayo, ogni settimana scendono in piazza per chiedere la verità sulla sorte dei loro figli.

I desaparecidos in numeri

Si calcola che in Argentina, durante la dittatura, siano scomparsi tra 30 e 40mila oppositori politici; circa 9000 sono stati censiti dalla commissione istituita per volontà del Presidente argentino Alfonsín nel 1983, quando nel Paese viene ripristinata la democrazia parlamentare.

In Cile, durante il regime pinochetista, il fenomeno dei desaparecidos ha invece coinvolto circa 40.000 vittime, di cui 2000 morti accertati e 38.000 scomparsi.

Desaparecidos

La storia di Luis Allega, ex desaparecido argentino in Italia

Luis Allega era un desaparecido e racconta la sua storia:

Sono stato sequestrato a Buenos Aires. La settimana precedente avevano sequestrato mio fratello. Ho vissuto un incubo in un centro chiamato “El Atletico”, torturato quasi ogni giorno con scosse elettriche e violenze di qualsiasi tipo, anche psicologiche.
Abitavo a Buenos Aires e mi hanno portato in una palazzina in centro città, con celle di 2×1. Lo chiamavano “El Atletico” per prenderci in giro, perché dicevano che si facesse una vita sana, lì dentro. In realtà ho subìto di tutto. Sempre legato, mani e piedi. Sempre bendato. Vietato parlare. Il nostro nome era un numero.


Ogni giorno decidevano cosa fare di noi in base alle informazioni che ricevevano o alle necessità. Tre opzioni. Rimanevi lì, ti liberavano o venivi “translocado”, traslocato, cioè, ucciso con i famosi voli della morte. Ti prendevano con la scusa di portarti in un carcere legale, ti drogavano dicendoti che era una medicina per ridarti le forze, ti facevano spogliare, ti caricavano su un aereo e ti lanciavano nell’oceano

All’epoca del sequestro forzato, Allega aveva appena 25 anni: sopravvissuto agli orrori della dittatura argentina, rimase nel Paese fino al 1984, prendendo parte come testimone a diversi processi e riuscendo anche a far incarcerare due dei suoi carnefici.

Oggi vive con la sua famiglia a Brescia e gestisce, insieme ad altri collaboratori, un centro di accoglienza per richiedenti asilo politico nel veronese.

Fonti: Treccani, Rai Storia, Il Post, NYT, Amnesty International, Desaparecidos.org.

Di Sofia Ciatti


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