20 Novembre, il punto della settimana: cos’è successo nel mondo?

di Emanuele Lo Giudice
6 Min.

Dall’Atlantico al Pacifico, le ultime notizie della settimana che si sta per concludere. Il mondo dal 14 al 20 Novembre 2022.

Si conclude un’altra settimana e le notizie che arrivano dal mondo circolano più veloce di quanto si pensi. La Turchia, la COP27 e il Burkina Faso, che è successo fuori dai confini nazionali?

“Spada ad artiglio”: l’offensiva turca contro le milizie curde

“L’ora della resa è arrivata” cita il Tweet che il Ministero della difesa turco ha postato nella notte. Nell’immagine un aereo in decollo. Ankara ha lanciato questa notte un’offensiva contro le milizie curde in Siria e Iraq, le cui regioni settentrionali sono utilizzate come “basi terroristiche”. Pochi giorni fa un attentato al centro di Istanbul ha ucciso 6 persone. La colpa Ankara l’ha attribuita sin da subito al Pkk (Partito dei lavori del Kurdistan) e alle milizie curde, i quali però hanno prontamente smentito. Va avanti il conflitto curdo-turco, nel quale l’operazione annunciata nella notte tra il 19 e il 20 Novembre 2022 si inserisce conformemente all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite. A detta di Ankara, l’operazione “mira ad eliminare gli attacchi terroristici nel nord dell’Iraq e della Siria”. Gli attacchi aerei nelle province di Hassake (nord-est), Raqa e Aleppo (nord) hanno ucciso 18 militanti curdi e delle forze armate locali, nonché 12 soldati siriani e un civile. Sarebbero 31 i morti secondo l’ONG Osservatorio siriano per i diritti umani. Secondo fonti ancora da verificare, la Turchia sarebbe pronta ad invadere il Kurdistan iracheno in un’operazione congiunta con l’Iran. Teheran avrebbe infatti intenzione di fermare le armi in arrivo proprio dalla zona curda dell’Iraq, utilizzate dagli oppositori al regime iraniano. I bombardamenti turchi hanno preso di mira la città di Kobane, Al-Malikiyah e Al-Darbasiya.

COP27: Atto finale approvato, ma l’Unione europea è delusa

Salvo il target di 1.5 gradi per il mantenimento del livello del surriscaldamento globale, mancano però gli stop ai combustibili fossili. La conferenza di Sharm-el-Sheikh ha approvato il documento finale della COP27, salvaguardando l’obiettivo più importante raggiunto nell’omologa conferenza dello scorso anno. Nonostante ci sia stata l’esultanza del paesi africani per il fondo ricevuto, già supportato fermamente dall’amministrazione Biden all’apertura della conferenza, l’ONU e l’UE si sono dette deluse. L’Unione Europea è rimasta delusa dalla mancanza di ambizione sugli step di riduzione all’emissione di CO2. “Non è abbastanza” sostiene il vicepresidente della Commissione Europea Timmermans. Per Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, è invece importante non superare la linea rossa che è il “limite di 1,5 gradi”. Per la prima volta il documento prevede un fondo per i ristori delle perdite e dei danni subiti a causa del cambiamento climatico (loss and damage), anche se non sufficiente per la mitigazione del problema. Nonostante la poca volontà di impegnarsi più a fondo, un passo avanti rispetto ai dibattiti dei decenni precedenti si è fatto. La menzione dei paesi “più vulnerabili” è importante, permette infatti l’accesso diretto al fondo di tutti quei paesi ritenuti tali da un comitato istituito ad hoc. L’Unione Europea lascia COP27 accettando l’atto finale con riluttanza, a detta di Timmermans, pronta a lavorare su proposte più concrete per COP28.

Burkina Faso: le violenze jihadiste mettono in seria crisi il Paese

È allarma in Burkina Faso per le violenze jihadiste che stanno mettendo in ginocchio le regioni del nord e dell’est. Aumenta il tasso di mortalità legato alla fame nelle regioni sotto il controllo jihadista, che non permette agli aiuti di arrivare. “Djibo è in situazione catastrofica” è la testimonianza che arriva, causa primaria “la fame che sta uccidendo bambini e anziani”. Secondo l’ONU le località nelle condizioni di Djibo sono svariate, difficile farne una stima per i pochi resoconti che si hanno. Il problema jihadista viene combattuto dal Burkina Faso già dal 2015, quando gli attacchi del gruppo di Al-Quaida hanno iniziato ad intensificarsi. 35 gli ultimi morti, vittime di un esplosione che ha colpito qualche giorno fa un camion di rifornimento. Ad oggi sono quasi 1 milione le persone che vivono sotto il controllo jihadista, tante delle quali sono fuggite verso Djibo e poi verso la capitale del paese.

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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