La ghigliottina francese nasce il 15 Aprile 1792

di Alessio Pio Pierro
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 7 Min.

La pena di morte è uno degli argomenti più discussi nella storia e ancora oggi numerosi paesi al mondo la mettono in atto. Tra loro, alcuni stati degli USA, Egitto, Iran, Iraq e altri 51 paesi sparsi per il globo.

Per fortuna in quasi tutte le nazioni d’Europa, la ghigliottina, è abolita ufficialmente dal 1985, ad eccezione della Bielorussia, in cui è tutt’oggi presente. La Francia è stata una delle ultime nazioni europee a renderla non praticabile, nel 1981, quando venne graziato l’ultimo condannato. Questa pena capitale è stata l’unica usata –e non poco– nel paese dei lumi, tanto da diventarne un simbolo, soprattutto durante gli “anni del terrore”.

Possiamo affermare che l’importanza della ghigliottina durante questo periodo storico fu per la sua semplicità, velocità e teatralità che per i rivoluzionari eliminava quella materia che sporcava per loro la società. Racchiuse quindi l’intera ideologia rivoluzionaria.

Sopprimete i vostri nemici, sterminate le vostre vittime. Colpite quelli che hanno carrozze, servitori, vestiti di seta. Visitate le prigioni, massacrate i nobili, i preti, i ricchi.  Non lasciate dietro a voi che cadaveri e sangue.

Jean Paul Marat

La pena di morte durante la Rivoluzione Francese

Durante l’Ancien Règime, la pena capitale era assai praticata sia nei confronti del popolo che degli aristocratici.

Quest’ultimi però erano esenti da torture, maltrattamenti fisici e psicologici. Quando erano condannati a morte venivano decapitati con un metodo rapido e apparentemente indolore, mentre nel caso del popolo, essi venivano giustiziati con metodi brutali, come la forca, lo squartamento o il rogo. Spesso prima di queste esecuzioni, i giudici stabilivano la messa in pratica di torture in pubblico, sperando forse in una confessione.

La svolta ci fu durante la rivoluzione francese con Joseph-Ignace Guillotin -che per rendere la pena capitale più umana ed uguale indifferentemente dalla classe sociale- re-inventò lo strumento di decapitazione e ideò la ghigliottina.

ghigliottina
Joseph-Ignace Guillotin.

In realtà non fu propriamente lui ad inventare questo strumento, poichè strumenti simili vennero già utilizzati secoli prima, ma sicuramente lo perfezionò.

Dopo aver presentato la propria ghigliottina, il 1 giugno del 1791 la stragrande maggioranza dei deputati nell’Assemblea Nazionale votò a favore dell’esecuzione capitale.

Si scelse di usare come pena di morte solo la decapitazione perché si trattava del supplizio riservato alla nobiltà, e quindi quello che nell’immaginario collettivo minimizzava il marchio di infamia sul condannato e i suoi discendenti. Il contrario rispetto all’impiccagione, che tradizionalmente era riservata alla peggior feccia.

La pena di morte consisterà nella semplice privazione della vita, senza esercitare alcuna tortura sui condannati. A ogni condannato verrà tagliato il collo

Articoli 2 e 3 del codice penale approvato definitivamente il 25 Settembre 1791.

L’inizio del collaudo e gli esperimenti sui cadaveri

Guillotin si rifiutò immediatamente rendere la macchina realtà, nonostante fu lui ad idearla. Così decisero di contattare Antoine Louis, chirurgo e medico francese che presentò una descrizione molto dettagliata su come costruirla. Esso si avvicinò molto alla forma finale della macchina, salvo per la lama semicircolare, e per l’appoggio del collo del condannato, per il quale si prevedeva un ceppo.

Ecco di seguito riportata la sua teoria di funzionamento:

Il paziente poserà la testa su un ceppo di otto pollici di altezza, quattro di spessore, e uno di larghezza. Coricato sul ventre, avrà il petto sollevato dai suoi gomiti e il suo collo sarà senza disagio nell’incavatura del ceppo. Posto dietro la macchina, l’esecutore allenterà i due capi che sostengono la mannaia e farà cadere dall’alto lo strumento che, per il suo peso e per l’accelerazione della velocità, separerà la testa dal tronco in un batter d’occhio.

Comunque sia, fino al 20 Marzo 1792 non si trovò nessuno che volesse costruirla.

Causa l’urgenza promulgata dall’Assemblea Nazionale per evitare supplizi nei confronti dei condannati, Charles-Henri Sanson, boia e rivoluzionario francese, presentò a Louis Tobias Schmidt, un clavicembalista prussiano. Quest’ultimo il 10 aprile si offrì di realizzare la macchina per soli 960 franchi.

Nei giorni successivi, al fine di perfezionarla al meglio, la ghigliottina venne usata su dei cadaveri e questo aiutò a perfezionarla nuovamente. Infatti la lama della macchina venne sostituita da ricurva in obliqua, così da assicurare una maggiore efficacia nel taglio.

Il collaudo definitivo della ghigliottina

Il 15 Aprile del 1792 – esattamente 231 anni fa – venne ufficialmente collaudata e perfezionata la ghigliottina francese. Venne messa in funzione però, il 25 Aprile 1792 con l’esecuzione di Nicolas Pelletier, condannato per omicidio e furto.

In molti però rimasero delusi dalla poca spettacolarità dell’esecuzione.

Si ma come funzionava?

Spiegazione del funzionamento

Treccani spiega così il suo funzionamento:

“Consiste in due travi verticali scanalate, unite in cima da una terza trasversale, alla quale è assicurata una mannaia che, fatta scorrere tra le scanalature, stacca dal busto la testa del condannato.”

16.594 furono le persone morte ghigliottinate durante questo regime. Ci persero la testa Luigi XVI, Maria Antonietta e Robespierre, che fu inoltre uno dei pochi rivoluzionari a non sostenere l’approvazione della pena capitale.

Scritto da Alessio Pio Pierro

Fonti: Stroricang, Treccani, Avvocato Luca Salvatore Pennisi, Redattore Sociale, Istituto Calvino


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